Carlo Petrini rilancia con i Dialoghi di Pollenzo
“Un piccolo sogno”, un ulteriore sogno che Carlo Petrini è riuscito a realizzare. E se l’intenzione parte da quest’uomo, che si è dimostrato capace di smuovere le montagne a livello mondiale, beh! c’è da credere che qualcosa accadrà. Anche perché ha guadagnato non pochi consensi anche da parte di aziende che con l’Università di Pollenzo si sono messe a collaborare. Intorno a quella piccola ma potente Università si è creato un bel movimento di cervelli.
“Questo è un momento molto importante nella storia di questa piccola Università - ci tiene a sottolineare un Carlo Petrini perfettamente al segno con gli intenti che lo hanno sempre animato. - Diamo l’avvio a quella che diventerà un’istituzione permanente di riferimento e di pensiero, che abbiamo denominato Dialoghi di Pollenzo, intorno a tematiche dell’ambiente, della biodiversità, della situazione climatica. Noi siamo chiamati a fare riflessioni a tutto campo perché il sistema alimentare nel suo complesso si presenta come uno dei soggetti principali e di maggior impatto per quello che riguarda lo sconquasso ambientale. Purtroppo la situazione contingente dal punto di vista storico fa in modo che la questione ambiente venga messa in seconda istanza, perché quella che Papa Francesco chiamava la terza guerra mondiale a pezzi è in essere, sta generando sofferenze e umiliazioni in molte parti del mondo. Ed è evidente che da molte immagini che ci giungono dalla Striscia di Gaza, dall’Ucraina e da altre parti del mondo sulle quali noi non abbiamo quell’impatto mediatico che ci tenga aggiornati, tutta questa guerra a pezzi raccoglie l’attenzione della politica che non riesce a trovare una strada d’uscita. Nel contempo questa tematica ambientale non solo viene messa in seconda istanza ma in qualche misura viene additata come responsabile di essere una componente che genera danno all’economia, alla sostenibilità economica. Ma se noi siamo in una dialettica in cui proprio questa economia è la causa principale della situazione ambientale, diventa una situazione difficile da contrastare. Dobbiamo avere le idee chiare perché se ci dicono che questi percorsi virtuosi, di cambiamento, di attenzione su queste tematiche sono lesivi di un’economia che è la principale responsabile dell’attuale sconquasso, allora noi siamo in una fase ben difficile da affrontare. E Pollenzo su questo fronte deve essere un punto di riferimento. La biodiversità, che è uno degli elementi cardine del nostro futuro, diventa l’appuntamento intorno al quale ogni annO, in questo periodo, faremo in modo che le personalità più rilevanti vengano qui, si confrontino, si incontrino e possano dare un contributo fondamentale di pensiero, di modo di intendere”.
La concretezza economica e strategica della biodiversità
Non meno incisivo e diretto Roberto Danovaro, presidente della Fondazione Patto con il mare per la Terra - co-ideatore dei Dialoghi di Pollenzo - che dopo avere specificato: “Siamo qua non per celebrare sterilmente un simbolo ma per dare un contenuto all’impegno collettivo e alla responsabilità che abbiamo nei confronti della biodiversità” ci ha tenuto a sottolineare come la biodiversità nel futuro di un’umanità sostenibile - che ci appare lontano perché stiamo tornando indietro ma che non ha alternative e non è neanche un problema di scelta ma una necessità - rappresenti insieme PIL+risorse auree del Pianeta, cioè garanzia di stabilità della nostra società. Abbiamo appena celebrato tre anni di un’importantissima modifica della nostra Costituzione nell’art.9, che ci tiene uniti come sistema Paese, e non possiamo certo prendere in giro la carta costituzionale! Di fatto siamo di fronte a una crisi planetaria della biodiversità. Ciò di cui non ci rendiamo conto è che per questa non dobbiamo avere gli zoo ma habitat naturali, cioè non c’è sostegno della biodiversità senza una conservazione e rigenerazione degli habitat. In questo senso stiamo facendo un macello. Restaurare gli habitat è una delle azioni più remunerative che possiamo intraprendere. Per ogni euro investito il ritorno può arrivar fino a quaranta. E la quantità di studi a questo proposito è incontrovertibile. Il punto è che diventa sempre più prezioso ciò che è più raro, cioè la biodiveristà. Ma serve un cambio di paradigma. Le aziende lo stanno capendo: dal carbon offset stiamo passando al biodiversity offset.”