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Raìna

30/08/2023

Raìna

Quante modalità avete per conoscere un vino? L’apertura da voi di una bottiglia, la visita in cantina, l’incontro a eventi e fiere. E se siete ristoratori ne aggiungereste sicuramente una quarta: l’assaggio proposto dal rappresentante. Parlando con appassionati e addetti ai lavori è emerso che una delle strade più affascinanti è assaggiare senza sapere di cosa si tratti, facendosi trasportare dall’esigenza di conoscere chi c’è dietro.
Personalmente mi è accaduto con i vini di Raìna, azienda biodinamica di Montefalco (PG) che porta il nome di Francesco Mariani. 

Francesco MarianiFrancesco Mariani

Da un pensiero a un progetto

Francesco è partito da lontano… per tornare a casa. Dopo gli studi filosofici ha lavorato all’estero, quindi è rientrato in Italia per occuparsi sia di cucina che di sala. Da sempre ha bazzicato nel mondo del vino, respirando l’aria di cantina e il profumo di mosto nell’azienda del padre, a Montefalco, in provincia di Perugia. Un’attività fino ad allora segnata da metodi tradizionali e da un approccio convenzionale, entrambi stretti a Francesco.
“Sono rientrato nel 2007 e quando ho messo piede in azienda ho capito che non mi riconoscevo in quel modo di concepire e fare. Avevo un orientamento diverso, a cui ho dato seguito nelle successive stagioni. Dal 2009 abbiamo iniziato a produrre rispettando le pratiche biologiche. Nel 2012 ho avvertito il bisogno di un’ulteriore virata, verso il biodinamico” ci racconta.
“Credo che produrre, coltivare un progetto, significhi prendersi la responsabilità di un’idea personale. Mi sono fatto carico di questa responsabilità quando ho deciso di dedicarmi a Raìna. Avevo bisogno di vinificare personalmente, di metterci del mio, di contrastare l’omogeneità”.
 

Gli chiedo di spiegarmi cosa intende.
“La presenza di enologi e agronomi in una determinata area geografica tende ad appiattire le identità. Credo che si debba lavorare in senso opposto, cioè valorizzare le diversità di un territorio e la personalità di un’azienda, rispettando sicuramente la strada della qualità, ma mettendoci del proprio”.

Fiori tra i filariFiori tra i filari

I vini Raìna

Non c’è controprova migliore che l’assaggio dei suoi vini. Sono vini di grande beva, che raccontano un territorio e delle scelte accurate. A proposito della bevibilità Francesco ci dice: “Sono convinto che si debba dare una svolta nel modo di approcciare al vino. Non mi ritrovo nel concetto di ‘bicchiere importante’, cioè di un vino granitico, di cui berresti solo un calice. Mi piace l’idea che se apri una bottiglia a tavola, in qualsiasi occasione, tu riesca a finirla. Per questo ho direzionato Raìna su vini di grande beva, dal sorso agile, che siano accessibili e comprensibili a tutti. Non voglio che generino distanza ma che avvicinino, che siano fruibili e lascino la libertà a chi assaggia, senza raccontare note di degustazione.
Insomma, come abbiamo colto più volte dai contributi di questa rubrica, la tendenza del vino oggi è di vestirsi di un abito facile, decifrabile, accessibile.
 

Attenzione, però, comprensibilità non significa assenza di contenuti. E nemmeno trascurare importanti elementi culturali. Spulciando nel sito di Raìna balza all’occhio l’ampio spazio dedicato alle stagioni, con dettagli su tutte le operazioni che vengono effettuate in ogni periodo dell’anno.
“Le stagioni sono l’essenza della biodinamica. L’errore di narrazione in questi anni è stato creare un circolo chiuso. Non basta dire biodinamico, bisogna spiegare cosa significa e dare la possibilità alle persone di avere gli strumenti per capire".

I vini RaìnaI vini Raìna

La comunicazione e la distribuzione

Specie negli ultimi anni è cambiato il ruolo dell’etichetta nella comunicazione del vino.
Oggi molte raccontano l’anima dell’azienda, quali sono i principi di produzione, o mettono in risalto una peculiarità territoriale. Nel caso di Raìna è stato Francesco a pensarle e a voler mettere al centro un attore protagonista: l’albero.
“Abbiamo voluto rappresentare tutta la figura dell’albero, nella sua totalità, come l’albero della vita. L’ispirazione è ancora una volta la biodinamica: vogliamo trasferire a chi prende in mano la bottiglia che la radice è il cervello, il pensiero, mentre la chioma è il recettore di energia”.
La libertà di espressione, nel caso di Raìna, interessa non solo l’aspetto figurativo e degustativo. Riguarda anche la componente commerciale. Da cinque anni, infatti, Francesco ha scelto di percorrere la strada autonomamente.  “Avevo bisogno di maggiore libertà con i clienti, quindi abbiamo optato per una relazione più facile e gestibile. Non sembra ma è davvero importante per un produttore potersi raccontare, essere vicino ai propri interlocutori”. 

Nel sito dell’azienda è possibile trovare la lista completa di riferimenti degli agenti in Italia, divisi per regioni, e all’estero, divisi naturalmente per nazioni. Che questo bisogno, da parte dei produttori, di raccontarsi in modo diretto ai clienti finali, non possa essere uno spunto utile per tutti coloro che si occupano di distribuzione.

Il Vermouth Raìna

È difficile resistere alla tentazione di assaggiare un vermouth come il Numero Uno di Francesco Mariani. Prima di tutto per la particolarità della bottiglia, con l’etichetta che tiene fede al profilo dell’albero. Qui però non è nero, bensì pieno di colori, supponiamo per rappresentare la moltitudine di ingredienti che conferiscono aromaticità al vermouth. L’altra ragione per cui è difficile resistere all’assaggio è l’abbondanza e la finezza dei profumi, che vanno dalla liquirizia alla china, dalla genziana alla cannella, dal rabarbaro agli agrumi, fino alle note balsamiche.
“Il nostro è un vermouth artigianale, l’abbiamo prodotto per la prima volta nel 2016. Avevo in testa di sostituire il passito con un altro prodotto. Il passito è un vino difficile, con una capacità di vendita sempre più limitata. Così, ispirandomi a Veronelli, parlando con addetti ai lavori e cercando di anticipare alcune tendenze, ho cavalcato l’onda del vino aromatizzato, da base Sagrantino. Ne è nata una bottiglia versatile, un incontro tra Sagrantino chinato e vermouth”.
Un bicchiere che sa farsi riconoscere e che ha un grande potenziale in termini di abbinamento. C’è chi lo propone a fine pasto, chi lo miscela e chi lo propone in accompagnamento a veri e propri piatti, come selvaggina o carni rosse.

Il vermouth Raìna da Il Frantoio di AssisiIl vermouth Raìna da Il Frantoio di Assisi

Il nostro interessante viaggio per andare oltre alla bottiglia e conoscere Francesco Mariani si conclude con una riflessione che val la pena riportare. Gli abbiamo chiesto se e come è entrata la filosofia nel suo modo di fare il vino.
“Ho a che fare tutti i giorni con piante, processi e prodotti vivi, quindi metto in atto una filosofia pratica. Mi interrogo ogni giorno su come risolvere i problemi, apportare correzioni, migliorare il mio lavoro. È un approccio molto concreto, indispensabile per fare il viticoltore come ambisco ad esserlo io”. 

 

 

Raìna

case sparse, 42, 06036 Turri PG

347 601 4856

http://raina.it/

a cura di

Giulia Zampieri

Giornalista, di origini padovane ma di radici mai definite, fa parte del team di sala&cucina sin dalle prime battute. Ama scrivere di territori e persone, oltre che di cucina e vini. Si dedica alle discipline digitali, al viaggio e collabora con alcune guide di settore.
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