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Un Paese in pausa

30/01/2024

Un Paese in pausa

Se c’è una ricerca che sa monitorare attentamente i consumi e i bisogni degli italiani, senza ombra di dubbio, è il Rapporto Coop che, almeno due volte all’anno, viene realizzato coinvolgendo target precisi di riferimento in grado di disegnare la mappa del futuro.

Per la versione winter definita Un Paese in pausa – Reduci da un anno difficile e a tratti drammatico l’aspetto più evidente che emerge è quello di un Paese che non guarda al futuro, che non progetta crescita e sviluppo, che rimane ancorato, come in una bolla, al conforto della dimensione intimistica della sfera privata, della famiglia e degli affetti più vicini rinunciando alla speranza di potersi costruire un futuro migliore.

In pratica il sentimento che prevale è una salda imperturbabilità sull’orlo di un 2024 in cui tra incerte tornate elettorali, nuove tensioni geopolitiche e il rallentamento delle economie globali, saranno ancora molte le occasioni che potrebbero cambiare i destini del mondo.

I partecipanti alla ricerca sono i manager italiani intervistati dall’Ufficio Studi Coop a dicembre, secondo i quali, ancor più dell’economia il maggior elemento di instabilità dello scenario globale nei prossimi 12 mesi saranno proprio i potenziali nuovi conflitti; li teme il 45% del campione a fronte di un 23% preoccupato dai fenomeni climatici estremi e di un 22% allarmato dall’andamento dell’economia internazionale. E tra gli elementi di maggiore preoccupazione figurano proprio gli esiti delle molte tornate elettorali, a partire da quella americana (è quanto dichiara il 44% del campione). 

Quali sono le reazioni

Le survey dell’Ufficio Studi Coop condotte a dicembre ci consegna l’immagine di un Paese in pausa, annidato nel proprio presente, dove non albergano rabbia o disperazione, ma dove anzi persistono, in linea con l’ultimo anno, stati d’animo positivi. La speranza (parola spesso associata nelle rilevazioni precedenti all’anno che verrà) viene citata da poco più di un quinto degli italiani (22%); erano un quarto un anno fa (26%) ma quasi 4 su 10 (37%) alle soglie del 2022 post pandemico (indagine di dicembre 2021). E allo stesso modo viene meno la previsione di un concreto cambiamento che passa dal 15% del 2022, al 13% del 2023 e si ferma al 12% del 2024. Tra le parole che più tendono a connotare l’anno appena iniziato. trovano spazio serenità (33%) e accettazione (28%) Una propensione positiva che si fa strada però non senza sacrifici.

Un Paese in pausa

Una vita fatta di piccole cose

Gli italiani si stanno accontentando, questo è ciò che emerge con forza. A farne le spese sono soprattutto i grandi progetti e le occasioni di svolta della vita. Quasi un cittadino su tre vorrebbe acquistare una casa (29%), oppure vorrebbe cambiare nazione (28%), ma già sa che non lo farà allo stesso modo il 30% degli occupati vorrebbe cambiare lavoro, ma sa che non sarà possibile farlo. Impressiona soprattutto che tra i giovani 20-40enni la metà (51%) si dichiara per nulla interessata a diventare genitore, mentre un ulteriore 28% vorrebbe un figlio, ma già prevede che non sarà possibile. Forse il segnale più amaro della rinuncia al futuro che sembra caratterizzare la società italiana negli ultimi anni. Ci si rifugia nella cura degli affetti, di sé. Ma guardando agli altri, all’esterno solo come comunità riconosciuta, non molto aperta al nuovo, all’arrivo degli altri, soprattutto se stranieri.

Tra le due sole voci di spesa in cui il numero di italiani che prevedono per il 2024 un aumento supera quanti prevedono una diminuzione compaiono proprio le spese per la salute e benessere (in aumento per il 24% del campione) e quelle per il consumo alimentare domestico (16%).  Il 26% degli intervistati dichiara di voler spendere di più in prevenzione e controlli, il 23% in analisi di routine. Il 23% mette tra i buoni propositi per il 2024 la solita dieta, ma il 25% pensa a nuove abitudini alimentari e il 17% ragiona su Spa, meditazione e tecniche di rilassamento. 

Un Paese in pausa

Il viaggio e il cibo come eccezione
Resiste, almeno sulla carta, la voglia di vacanza. Tra i propositi per il 2024, crescono coloro che pensano di tornare a viaggiare in Italia (il 68% con 8 punti percentuali in più sul 2023), o a viaggiare all’estero (42% con 7 punti percentuali in più sullo scorso anno).

Per la spesa alimentare esiste una leggera tenuta, che vede una nuova piccola contrazione degli acquisti alimentari nella Gdo (-0,5% a volume), mentre sembrano invece migliorare le intenzioni di spesa degli italiani sui consumi alimentari domestici; la percentuale di quanti intendono aumentare le quantità consumate (16%) supera quella di quanti intendono ridurre i consumi (11%) con una differenza di cinque punti percentuali (la stessa differenza era di -1 punto percentuale nell’indagine di agosto 2023).

Anche in questo caso, però, la sobrietà coinvolge quasi un terzo degli italiani (31%) che dichiara più tempo alla preparazione domestica del cibo (il modo più semplice per coniugare qualità e risparmio) e in ogni caso i principali driver di acquisto sono il rapporto qualità prezzo al primo posto (almeno per il 66% degli italiani), la convenienza e il risparmio (50%) e la salute e il benessere (41%). Tra gli aggettivi scelti per definire il cibo del 2024 il più gettonato è salutare (45%), poi poco costoso (44%), seguito da sostenibile (27%) e semplice/autentico e essenziale (26 e 25%).

Mentre aumenterà il consumo di frutta e verdura, tra i prodotti di cui gli italiani prevedono di poter ridurre i consumi le spiccano invece i dolci (li ridurrà il 41% del campione), le carni rosse (34%), i salumi e affettati (37%) e superalcolici (33%).

Un Paese in pausa

E i consumi fuori casa?
Il Rapporto Coop non affronta questo tema ma anche in questo caso il cambiamento di abitudini la fa da padrone. A partire dal dopo-Covid il settore è stato quello che si è ripreso più velocemente raggiungendo e superando i dati di crescita relativi al 2019.

Ne abbiamo parlato poche settimane fa dando la notizia che il 2023 chiuderà, con ogni probabilità, a 96,5 miliardi, con un +0,4% a visite e un +4% a valore.

Un risultato importante che fa riflettere sulla tipologia di spesa degli italiani orientata ai viaggi e ai consumi fuori casa come se fossero le scelte prioritarie di un Paese che trova nella convivialità la risposta ai suoi malesseri.

Il 2024 si presenta con grandi punti interrogativi rispetto ai consumi fuori casa. Da parte dei distributori food-service c’è un sentimento di attesa nei loro budget previsionali. Lo scorso anno, pur in presenza di mesi dubbi, i risultati sono stati decisamente positivi con una crescita media del 17%, in questo inizio d’anno la maggioranza di loro, che sono la cartina di tornasole del comparto vendendo i prodotti alimentari ai cuochi e ai pizzaioli, stima una crescita in linea con l’inflazione.

 

a cura di

Simona Vitali

Parma, la sua terra di origine, e il nonno - sì, il nonno! - Massimino, specialissimo oste, le hanno insegnato che sono i prodotti, senza troppe elaborazioni, a fare buoni i piatti.
Non è mai sazia di scoprire luoghi e storie meritevoli di essere raccontati.
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