Dubois: un trait-d ’union tra passato e futuro
La figura di questo cuoco giramondo è assolutamente interessante: egli cercò di conciliare il progresso con la storia, diventando un trait-d ’union tra il classicismo dell’inizio Ottocento e i nuovi canoni estetici della seconda metà del secolo, in mezzo, e a suo agio, tra l’eredità della cucina classica di Antonin Carême (1784-1833) e la modernità di Auguste Escoffier (1846-1945). Si trovò, poi, in un mondo in piena trasformazione, grazie alle tante scoperte scientifiche del XIX secolo, anche in cucina.
La sua grandezza di cuoco e pasticcere furono fortemente radicate nel Secondo Impero di Napoleone III, imperatore di Francia dal 1852 al 1870. I suoi piatti erano delle rappresentazioni teatrali, grandiose e affascinanti, espressioni di sfarzo, potere e raffinatezza, perfettamente in linea con gli ornamenti e le decorazioni eclettiche del periodo, frutto della combinazione di più stili del passato (soprattutto XVII e XVIII secolo), adattati all’era moderna. Erano caratterizzati da forme esuberanti, da una profusione di motivi decorativi e di figure allegoriche, mitologiche e naturali, ma sempre all’interno di una rigorosa composizione formale classica.
Nel testo Cuisine artistique, étude de l'école moderne del 1872 descrive chiaramente il ruolo della cucina:” L'arte culinaria, considerata dal punto di vista della civiltà moderna, possiede un grande posto nei bisogni dell’umanità: attraverso le sue infinite ramificazioni, sembra, se non indispensabile, almeno utile alla loro marcia verso l'alto, poiché sempre legata al loro sviluppo intellettuale”. Tra le pagine del testo, mirabili i disegni delle portate e la descrizione degli hatelets una sorta di spiedini riccamente decorati, già utilizzati da Carême.
Urbain Dubois fu, in definitiva, un dotato artista. Oltre a essere un ingegnoso allestitore di piatti scenografici sia di carne che di pesce fu un vero talento nell’elaborazione di dessert, ricreando elaborati progetti architettonici, pagode e tempietti, tipici dei giardini neoclassici e romantici ottocenteschi: “La pasticceria che, agli esordi sulle nostre tavole, era solo il semplice accessorio di una cena, nell'ultimo mezzo secolo, ha subito sviluppi molto estesi. Il suo ruolo, secondario com'era, è diventato importante; siede accanto alla cucina come una sorella minore, ma emancipata e libera, con uguali diritti e pretese altrettanto legittime. Questo è talmente vero che la cucina moderna non potrebbe più fare a meno di un dispositivo così potente e così ricco soprattutto nello splendore dei suoi ornamenti.” (Le grand livre des pâtissiers et des confiseurs 1883)