Nel mese di marzo, nell’editoriale in apertura della rivista, svisceravamo un fenomeno preoccupante, quello della contrazione dei consumi a tavola.
“Un piatto in due e una bottiglia d’acqua” è la sintesi di come stiano cambiando le dinamiche della ristorazione; di come si stia impoverendo l’esperienza al ristorante per molti clienti, e di come sia necessario sensibilizzare le persone per far capire l’impatto economico che queste scelte hanno nell’intero comparto del fuori casa.
Si esce soprattutto nel fine settimana
Non è l’unico fenomeno preoccupante. La concentrazione delle prenotazioni nel fine settimana è un altro tema cruciale, che sta interessando tantissime attività di ristorazione, a tutti i livelli. Ci auguriamo di trovare dati esaustivi nel Rapporto della Ristorazione FIPE che verrà presentato ad aprile, supportato sempre da riflessioni precise e analitiche.
Ad ogni modo, è sufficiente parlare con un campione nemmeno troppo ampio di ristoratori per capire che non si tratta più di un trend ma di una consuetudine con cui bisognerà convivere da qui in avanti.
Lo abbiamo detto tante volte: esistono un prima e un dopo Covid. Forse, negli anni scorsi, ce lo si raccontava più per fare eco alle teorie di alcuni che per convinzione. Nessuno poteva pensare che la pandemia potesse davvero sradicare, convertire, stravolgere le abitudini sul lungo termine, modificando alla radice l’ecosistema di un settore chiave per il nostro Paese. E invece, eccoci qui: a parlare di un nuovo modo di gestire il tempo dedicato ai pasti, a un’abitudine a cenare prima la sera e a non uscire tra lunedì e il venerdì, al consolidamento del momento aperitivo, ai nuovi parametri di scelta dei locali in cui andare a mangiare o a bere.