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Assitol chiede un confronto con tutta la filiera

28/06/2011

Assitol chiede un confronto con tutta la filiera
Diventa urgente un confronto con tutta la filiera dell’olio d’oliva e con le istituzioni per ridiscutere le strategie seguite fino ad oggi, allo scopo di valorizzare l’intero comparto oleario. Ad affermarlo è ASSITOL, l’associazione degli industriali dell’olio, che ha recentemente presentato i dati del monitoraggio sugli oli d’oliva e di sansa.
In crescita il settore dell’olio d’oliva, dopo un 2009 non facile, che registra, sul mercato interno, un aumento del 3,6% in più rispetto all’anno precedente. Gli oli extravergini hanno rappresentato il 72,2% degli scambi, contro il 25% circa di olio di oliva e il 3% da olio di sansa. In particolare, l’extra convenzionale - vale a dire i grandi marchi italiani - si dimostra il segmento vincente del comparto industriale: con un quantitativo di 69.550 tonnellate, ha assorbito più del 93% del totale di oli extravergini venduti in Italia.
In questo modo le aziende del comparto oleario hanno saputo riguadagnare quote di mercato, puntando soprattutto su un’attenta selezione della materia prima ed una politica di contenimento dei costi.
Secondo l’indagine a fare la parte del leone sono gli oli extravergini, che hanno rappresentato il 72,2% degli scambi, contro il 25% circa di olio di oliva (25.660 tonn.) e il 3% da olio di sansa (3.113 tonn.). Si riconferma inoltre il peso della distribuzione moderna, che resta il principale soggetto destinatario sul mercato nazionale.
Si riconferma il valore di nicchia per gli oli DOP/IGP e l’olio di produzione biologica, i cui volumi sono risultati, rispettivamente di 304 e 616 tonnellate, con un tasso d’incidenza, rispettivamente, dello 0,4 e 0,8% delle vendite complessive.
Un settore che pesa per un miliardo di euro sulla bilancia dei pagamenti ma che soffre di disattenzione da parte delle istituzioni rispetto ai bisogni reali del comparto. Svariati i motivi di questo malessere: i costi, ritenuti insopportabili dalle imprese minori, la burocrazia in aumento, la concorrenza sempre più difficile da arginare di Paesi terzi che ricorrono a frodi conclamate e, soprattutto, i recenti blocchi all’export, pensati per condurre campagne di controllo sui nostri prodotti, peraltro già sottoposti a verifiche da parte degli organismi di vigilanza. A questo si aggiungono alcuni episodi di delocalizzazione produttiva che non fanno certo bene all’immagine dell’olio italiano. Per questi motivi ASSITOL ribadisce l’urgenza di un confronto tra le istituzioni e tutti i protagonisti della filiera per ridefinire in termini qualitativi il mercato oleario.
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