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Associazionismo vuol dire crescita e amicizia

07/04/2016

Associazionismo vuol dire crescita e amicizia
Associazione Professionale Cuochi Italiani (APCI) è l'associazione di categoria legalmente riconosciuta, punto di riferimento per la Ristorazione Professionale di Qualità, che nasce in un'ottica di aggregazione e di servizio, per costituire il valore aggiunto per il professionista della cucina italiana che voglia trovare un ambiente in cui riconoscersi, emergere, condividere la propria esperienza e trovare nuovi spunti di crescita e confronto. Migliaia di autorevoli chef, affiancati da validi colleghi ristoratori, con il supporto logistico e operativo di un team selezionato di professionisti, una presenza dinamica e frizzante a garanzia del successo dei più importanti format ed eventi enogastronomici. Sono questi gli ingredienti della famiglia delle berrette bianche dell’Associazione Professionale Cuochi Italiani.
Questo è ciò che recita il profilo ufficiale dell’associazione creata nel 1998 dal giornalista Carlo Re, già fondatore una cinquantina d’anni addietro della FIC (Federazione Italiana Cuochi). Cosa spinge un giornalista a vivere con passione un progetto di valorizzazione del cuoco ce lo spiega Sonia Re, direttore di APCI, che ha ereditato dal padre (morto nel 2013 e ancor oggi ricordato da tantissimi cuochi italiani) la stessa passione.
Associazionismo vuol dire crescita e amicizia
“Mio padre, negli anni sessanta, sosteneva che nelle categorie sociali, ai livelli più bassi c’erano prima i galeotti e poi i cuochi e riteneva questa classificazione una profonda ingiustizia. Da quella considerazione scattò in lui il desiderio di nobilitare una categoria fondamentale per il benessere delle persone e fondò la prima associazione di cuochi in Italia, oltre ad essere forse il primo a portare i cuochi in televisione nella Domenica inn di Pippo Baudo”.
Cosa rappresenta oggi APCI?
“Prima di ogni altra cosa vedere un numero consistente di cuochi diventare amici e riconoscersi nelle battaglie per vedere tutelata la propria professione. Vivere la stessa realtà e avere uno o più luoghi in cui confrontarsi, senza scale gerarchiche. Dai tempi in cui mio padre fondò l’associazione, ho assistito ad una crescita di consapevolezza del valore di questo mestiere. E non sto parlando di valore mediatico, bensì di un ruolo attivo verso la società nel suo insieme”.
Come si diventa cuoco APCI?
“Per diventare cuoco APCi si deve essere titolare o gestore di un ristorante, oppure essere alle dipendenze di una struttura ristorativa. In una parola bisogna esercitare la professione. Per noi è molto importante il ruolo attivo e imprenditoriale, poi gli iscritti sono cuochi di tutti i tipi e categorie, convinti come siamo che l’associazionismo deve essere contaminazione di idee e conoscenze”.
I giovani si avvicinano all’associazionismo?
“Poco, troppo poco. Infatti stiamo sviluppando progetti sinergici con il sistema scolastico alberghiero per accorciare il divario scuola-lavoro che ancora esiste. Con i ragazzi favoriamo incontri con i nostri cuochi per far capire non solo le ricette ma cosa c’è dietro a quella ricetta, quale crescita professionale, quale vita. Solo così un giovane potrà capire se quello è davvero il suo futuro”.
L’appuntamento è l’11 aprile a Bologna, per la decima edizione di Stelle della Ristorazione.

Luigi Franchi
luigifranchi@salaecucina.it
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