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Benoît Violier, come si fa presto a giudicare…

09/02/2016

Benoît Violier, come si fa presto a giudicare…
Quando la scorsa settimana è morto suicida l’ancora giovane e celebre cuoco francese Benoît Violer, dell’Hotel de Ville di Crissier (CH), ho provato una gran dispiacere per un gesto così estremo e profonda tristezza pensando ai suoi famigliari. Non ho commentato, non ho condiviso sui social, ho letto qua e là restando stupito per il tenore di alcuni commenti e di tante condivisioni da parte di cuochi.
Il motivo del rilancio da parte delle berrette bianche non sembrava tanto l’espressione di un sentimento di vicinanza alla famiglia o di ricordo dello sfortunato collega, ma di espressione di appartenenza ad una categoria, quella dei cuochi depressi a causa delle conseguenza di una professione difficile, data la notizia che inizialmente indicava proprio nel male oscuro la ragione del gesto.
Da qualche parte ho anche letto il tentativo di avvalorare la tesi della depressione o, forse, dell’insicurezza a cui il mestiere del cuoco espone, determinato da una lunga serie di morti violente, un collegamento intrigante, una scoperta da vero detective della storia, ho pensato, se non fosse che i casi citati erano pochissimi in un intervallo di tempo di 20 anni ed un salto indietro di quattro secoli... ai tempi di Vattel. Oggi si viene a sapere che il povero Violier è stato vittima di una truffa e, forse, non ha retto alla cosa.
Da queste righe chiedo scusa a lui e alla sua famiglia a nome di tutti coloro, cuochi e giornalisti, che non han saputo trattenersi da giudizi affrettati e forse inutili. Riposa in pace a questo punto, Benoît.

Aldo Palaoro
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