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Berberé, pizza pop e condivisione

08/11/2016

Berberé, pizza pop e condivisione
Sono due fratelli, Matteo e Salvatore Aloe, hanno studiato economia ma la cucina è sempre stata la loro passione. Dopo varie esperienze in giro per il mondo, concepiscono un’idea apparentemente un po’ pazza, certamente contro tendenza: rivoluzionare quello che è diventato il prodotto simbolo dell’Italia, la pizza, e farlo diventare un piatto a tutti gli effetti mantenendo però la sua peculiarità di alimento popolare.
Perché ormai di pizza gourmet si parla molto e la loro intenzione non è quella di cavalcare il trend e fare della pizza un alimento sofisticato, semmai di valorizzare la sua natura originaria: una pizza artigianale, stagionale, leggera, gustosissima, creativa e onesta.
Nasce a Castelmaggiore in provincia di Bologna, nel 2010, Berberé, la prima pizzeria dei fratelli Aloe. Il concept è subito chiaro. Berberé sfugge a ogni etichettatura di genere, non è pizzeria napoletana né romana e nemmeno gourmet. L’idea in fondo è semplice, quella di un luogo dove il cibo popolare faccia da veicolo di aggregazione e nello stesso tempo sia cibo di qualità e introducono un modo di gustare la pizza innovativo e divertente come la condivisione tra i commensali delle diverse pizze allo scopo di gustarle tutte: condividere i gusti per condividere il tempo e l’esperienza. Un modo piacevole per stare insieme.
Berberé, pizza pop e condivisione
Seguono altre aperture, Bologna, Firenze e Torino; l’ultima a Milano il 3 ottobre scorso, e il luogo scelto risulta immediatamente simbolico: un locale del quartiere Isola, all'interno dello storico Circolo Filippo Sassetti, spazio aggregativo nato ai primi del ‘900. Torna il concetto di socializzazione attraverso il cibo e il principio di convivialità alla base di Berberé. Rimane l’anima pop della sua pizza, ricerca delle materie prime, di studio degli impasti, di sperimentazione delle farine. La gestione resta diretta, lontana dal concetto di franchising che l’estendersi del marchio potrebbe suggerire. E, soprattutto, c’è lei, la pizza, fatta col lievito madre e con farine semintegrali biologiche, frutto di ricerca e sperimentazione con Alce Nero, azienda con la quale Berberé ha instaurato un rapporto di collaborazione che, in occasione del temporary restaurant allestito a Expo 2015, si è rivelata di grande successo.
È il valore dell’artigianalità, quella genuina e mai banale.

Marina Caccialanza

Berberé pizzeria
Via Sebenico 21
Milano
www.berbere.it

Le foto sono di Francesca Sara Cauli
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