Sicilia sì, ma non stereotipata
Vittorio Vaccaro offre la cucina della sua Sicilia, vuole farne rivivere l’atmosfera nei piatti e nell’ambientazione, con i lampadari rustici, i tavoli antichi, i muri grezzi, e allo stesso tempo ne trasmette la storia trasportandola nel mondo moderno e lo dimostra con un menù studiato per celebrare la stagionalità delle materie prime: “Avremo in carta la pasta la Norma, è ovvio, ma solo quando sarà stagione di melanzana; il pomodoro fresco quando sarà davvero cresciuto al sole dell’estate. Non è una recita, è un inno all’eccellenza”. Non il folklore ma l’anima.
Già il nome scelto per il locale manifesta questa ricerca dell’essenza: bettola. “Il termine bettola ha sempre stuzzicato la mia immaginazione – dichiara - da ragazzo rievocava un luogo d’altri tempi, una locanda che offriva ristoro ai viandanti, anche a quelli un po’ misteriosi. Mi piace l’idea dell’osteria, e anche nei piatti voglio offrire il ricordo di qualcosa di dimenticato. Ci sono piatti che in Sicilia non si fanno più nemmeno a casa, le purpetti d’ovu, per esempio. È il sapore di casa. Cose semplici ma buone”. Mai banali, però, perché ogni piatto è attentamente studiato, ogni tecnica interpretata per ottenere l’effetto voluto. La regia non manca, e si vede.
Un’ambientazione studiata, dunque, perché deve richiamare il territorio e le sue usanze, ma non forzata bensì naturale, armoniosa per far star bene l’ospite, come a casa.
Una zona centrale di Milano ma un po’ defilata, molto frequentata ma non caotica. Una cinquantina di coperti, meglio prenotare, e un servizio accurato con semplicità: l’accoglienza prima di tutto.