Lo osserva dal pubblico il compagno di scuola Giancarlo, che già si è esibito per sala/bar. Alla fine lo raggiunge e iniziano a confrontarsi sulle reciproche performance.
Lo scenario dà spunto a parecchie riflessioni. Ecco il perché della foto mostrata a Tacchella, quasi il bisogno di parlarne a caldo con chi ha tenuto le antenne tese per tutto il concorso e poi, alla fine, ha trovato il modo di parlarci, con questi ragazzi.
“Li osservo – svela lo chef – per capire ciò per cui possono essere portati e quali sono le loro difficoltà, perché sono convinto che, tranne che nei casi più gravi, c’è sempre qualcosa in cui riescono meglio, qualche mansione più adatta a loro e in questo vanno assecondati. Ci sono, per esempio, ragazzi capaci di una precisione fantastica, su cui poter contare. Concorsi come questo sono un’occasione per tirar fuori queste abilità, lavorandoci su. E per dare prosieguo a queste competizioni, come FIC abbiamo pensato alla finale nazionale a Rimini. Qui i ragazzi hanno spazio sul palco centrale, dove si esibiscono e si raccontano al contempo, regalando piccole e grandi lezioni”.