Un passo avanti ma, come recita Tiziana Di Masi nello spettacolo Tutto quello che sto per dirvi è falso, uno splendido esempio di teatro civile scritto con Andrea Guolo per sensibilizzare sul fenomeno delle contraffazioni, è “una goccia nel mare immenso del business della contraffazione”.
Ma non bisogna demordere e ben venga dunque l’ operazione condotta dall’Interpol che ha portato al blocco della vendita di “wine-kit” nel Regno Unito, Una frode che consiste in un preparato solubile in acqua assimilato nella pubblicità al vino e in particolare ad alcune Denominazione di origine protetta e Indicazione geografica protetta, tra cui le DOP 'Chianti', 'Barolo', 'Valpolicella' e 'Montepulciano d'Abruzzo' che promettevano mirabolanti vini pari al Chianti o al Barolo.
Tante le dichiarazioni di soddisfazione, dal ministro Nunzia De Girolamo - “Un grande punto a favore della battaglia per la tutela del Made in Italy, una ricchezza e una risorsa preziosissima per il nostro Paese, che continuerò a difendere con tutte le forze e i mezzi a disposizione” - a Sergio Marini di Coldiretti - “L’Unione Europea deve fermare uno scempio intollerabile che mette a rischio con l’inganno l’immagine e la credibilità dei nostri vini più prestigiosi conquistata nel tempo grazie agli sforzi fatti per la valorizzazione di un prodotto che esprime qualità, tradizione, cultura e territorio”.
Si stimano infatti almeno 20 milioni di bottiglie prodotte con il sistema dei wine kit.
Una battaglia aperta dal Consorzio del Barolo che, nei giorni scorsi, aveva ottenuto il risultato di far togliere la vendita di wine kit su e-bay e diffidando due società inglesi dall’utilizzare impropriamente sui loro portali web il nome Barolo per la vendita di wine-box contenenti del non meglio identificato mosto d’uva.
“Un’attività di controllo – ricorda Pietro Ratti, presidente del Consorzio – iniziata molti anni fa che sta dando ottimi risultati. Dal 2009 abbiamo fatto un passo in più registrando i marchi Barolo e Barbaresco in tutto il mondo. E ora siamo riusciti a far cancellare alcuni annunci di kit per la produzione di un finto Barolo, in vendita nel Regno Unito: sono box che contengono tutto il necessario, così promettono, per farsi un vino casalingo. Vengono venduti a poche decine di euro, alcuni arrivano anche fino a 50 euro l’uno”. Spiega Ratti: “Il Consorzio intende proseguire con serietà questa azione di monitoraggio per tutelare la denominazione. Non bisogna abbassare la guardia: ad esempio, abbiamo diffidato alcuni siti inglesi ad utilizzare il nome Barolo. Lo hanno sì cambiato ma con Barolla, che giocando su un’assonanza, induce in inganno il consumatore”.
Luigi Franchi
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