“Sembra esserci nell’uomo, come negli uccelli, un bisogno di migrazione, una vitale necessità di sentirsi altrove”, sono le parole di Marguerite Yourcenar che troviamo a corredo del menu di Bolle.
Perché hai scelto questa bellissima frase?
“Forse perché la migrazione è stata una fase importante nella storia della mia famiglia. I miei genitori, entrambi siciliani, entrambi emigrati, si sono conosciuti in Sicilia durante le ferie e si sono poi sposati. O forse perché, durante i lavori di preparazione di questo ristorante, sono andato, quasi per gioco, a fare il cammino di Santiago; un’esperienza che, letteralmente passo dopo passo, mi ha dato la consapevolezza di poter raggiungere un obiettivo”.
Torniamo al ristorante: come comunicate la vostra proposta? Chi sono i clienti che vengono da voi?
“Una clientela molto eterogenea, non solo locale. Che arriva grazie ai social, prevalentemente. Ospiti a cui piace vivere la quotidianità di un ristorante, la sua bellezza ma anche la semplicità dei gesti, e in questo devo dire grazie alla bravura del personale di sala diretto da Andrea Zamblera, un professionista con la grande sensibilità di capire gli ospiti e i loro desideri. Sui social comunichiamo con molta naturalezza, lo faccio io personalmente, e questo forse dà il senso del locale”.