È un quadro completo ed esaustivo delle dinamiche del settore agroalimentare quello che l’undicesima edizione del Rapporto sullo Stato dell’Agricoltura, appena presentato da INEA (Istituto nazionale di economia agraria), fornisce a tutti gli operatori della filiera, andando ad analizzare e quantificare i principali fenomeni macro e strutturali del comparto. Ed è un quadro, una volta tanto, con tratti positivi, tanto più importanti in un momento come questo, in cui vanno a intrecciarsi l’entrata in vigore della nuova Pac, la guida italiana del Semestre di Presidenza europeo e il lavoro di preparazione di Expo 2015, il cui tema portante sarà proprio la sfida per la sicurezza alimentare globale del futuro.
In un 2013 di recessione per l’intera economia nazionale, con una riduzione del prodotto interno lordo dell’1,9%, il settore agricolo tiene. In particolare, la produzione agricola si è attestata sui 55 miliardi di euro, con un valore aggiunto in crescita dello 0,3% (arrivando a circa 30 miliardi di euro) mentre quello dell’industria alimentare ha sfiorato i 27 miliardi di euro. Come nel 2012 le esportazioni si confermano il traino principale dell’agro-alimentare, per un valore di 33,6 miliardi di euro, frutto di una costante crescita del loro peso sull’export complessivo del Paese (dal 7,3% del 2008 all’8,6% del 2013), che in parte va a compensare la compressione della domanda interna sul versante sia dei consumi (-3,1%) che degli investimenti (-4,7%).
Nel corso dell’ultimo anno, però, anche le importazioni hanno mostrato un sensibile incremento, dimostrando una maggiore integrazione internazionale dell’intero sistema agroalimentare italiano, ma - rovescio della medaglia - pure una maggiore dipendenza dall’estero per l’acquisto di materie prime e beni intermedi. “I numeri dimostrano che l’agroalimentare è una parte centrale dell’economia italiana – ha commentato Maurizio Martina, Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, intervenuto alla presentazione del Rapporto –. Gli oltre 33 miliardi di euro di export sono un risultato importante, ma vogliamo aiutare le aziende ad arrivare a 50 miliardi entro il 2020. La tenuta sostanziale della produzione è un segnale di come questo settore sappia essere anticiclico, ma dobbiamo lavorare molto sul fronte del reddito degli agricoltori, sul ricambio generazionale e sull’accesso al credito. In questi mesi siamo intervenuti con Campolibero nella legge competitività con misure per i giovani come i mutui a tasso zero e 1/3 di sgravio del costo del lavoro per assunzioni più stabili, insieme a tre crediti d’imposta al 40% per investimenti in innovazione e reti d’impresa fino a 400mila euro e per e-commerce fino a 50mila euro. C’è ancora molto da fare, ma siamo convinti che l’agroalimentare possa essere uno dei motori della ripresa del Paese”. Dal canto suo Giovanni Cannata, commissario straordinario dell’INEA, ha sottolineato come l’agricoltura sia di nuovo protagonista di un modello di sviluppo che pur non rinunciando all’attenzione sui volumi di produzione e sulla specializzazione monoproduttiva, presta crescenti attenzioni alla qualità, alla diversificazione, alle produzioni alternative e alla ricerca di nuove fonti di reddito per i giovani. “Si tratta di un mondo ricco e poliedrico – ha concluso –, che svolge una funzione complessa e vitale di tipo produttivo, ambientale, sociale e di presidio territoriale. Il far venir meno o il trascurare una di queste funzioni significa perdere un pezzo importante del ricco patrimonio con cui il settore primario contribuisce alla ricchezza del nostro Paese”.
Mariangela Molinari