Chissà, forse l’Unità d’Italia non ci sarebbe stata senza il contributo dei caffè storici distribuiti lungo lo stivale, da Trieste a Napoli, da Roma a Torino. In Italia, ancor più che altrove, i Caffé divennero luoghi di ritrovo per intellettuali impegnati in conversazioni artistiche e letterarie e in accesissimi dibattiti politici e sociali. Basti pensare al Caffé Pedrocchi di Padova che fu teatro di cospirazione patriottica e di lotta durante la repressione austriaca dell'8 febbraio 1848 e che, in occasione dei festeggiamenti per i
150 anni dall'Unità d'Italia, presenta un percorso gastronomico a tappe sulle orme di Garibaldi. Al Florian di Venezia che, durante l’insurrezione del 1848 contro l’Austria, era quartier generale dei capi della rivoluzione, dove i congiurati chiesero la liberazione di Tommaseo e Manin, che proclamarono la risorta Repubblica di San Marco.
Al Tommaseo di Trieste, dove una targa marmorea ricorda ancora oggi i moti risorgimentali del 1848. Qui splendide sale, profumi e fascino sono rimasti quelli della tradizione del fondatore Floriano Francesconi, Florian per gli amici, e mentre si servivano i migliori rosoli, nonché caffé e vini d’Oriente, la storia passava davanti alle vetrate del locale.
Al Gambrinus di Napoli, dove quest’anno si festeggia 150esimo anniversario dall'apertura, che avvenne proprio nel 1860, l'anno in cui Garibaldi entrò a Napoli.
Giuseppe Garibaldi, invece, non fu un frequentatore di Caffé, dato che la sua fu una vita da ricercato. Dalle memorie della figlia Clelia risulta tra l’altro che fosse “quasi” astemio, ma in compenso era un estimatore del caffè e dopo i pasti, perlopiù a base di pesce, beveva rigorosamente il the. Inoltre, alla maniera argentina, degustava con l’apposita cannuccia il “mate”, mentre d’estate combatteva la sete con l’orzata preparata dalla moglie con le con mandorle di sua produzione.