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Cantine dell’Angelo

12/04/2024

Cantine dell’Angelo

Per carattere e corpo il Greco viene definito frequentemente un vitigno a bacca rossa travestito da bianco. Eppure, questa sua matericità (e longevità) si contrappone a una particolare delicatezza nella sua gestione in vigna.

Troppo a lungo sottovalutato, oggi il Greco di Tufo è una perla del panorama enologico irpino. Una DOCG con un’areale di circa 800 ettari, che va dai 350 ai 700 metri sul livello del mare e coinvolge otto comuni della provincia di Avellino

Suoli di origine vulcanica, a cui si somma la presenza delle miniere di zolfo, che lo rendono un vino di eccezionale mineralità. Un territorio complesso, supportato da un clima inusuale per il Sud Italia, con forti escursioni termiche. Ed è proprio sulle antiche miniere di zolfo del piccolo comune di Tufo che, oggi, insistono le vigne di Angelo Muto.

Angelo MutoAngelo Muto

La nascita di Cantine dell’Angelo

È in vigna sin da bambino, da quando aiutava nonno Angelo nel suo secondo lavoro. Lui faceva principalmente il minatore, ma l’agricoltura familiare gli permetteva di arrotondare. Questa esperienza ha segnato tutto il percorso di Angelo: le tradizioni, il modus operandi, i principi. Questi elementi hanno guidato e guidano le scelte di un artigiano del vino che, oggi, produce all’incirca 15 mila bottiglie. Al centro vi sono la famiglia e il Greco, da cui nascono due prodotti che rappresentano due microzone, evidenziando il forte ruolo del territorio, considerato che la lavorazione è identica e poco invasiva.

La prima vendemmia in bottiglia è del 2006, ci si avvicina ai primi vent’anni. Le vigne immerse nella natura, circondate da querceti, spesso richiedono lavorazioni manuali, solo in parte meccanizzate. 6 ettari curati come fossero un giardino, in cui la strategia è data dallo sguardo con cui Angelo osserva e comprende le necessità delle piante.

Il clima sta cambiando, l’agricoltura è sempre più complessa. Sono costretto a vivere la vigna ogni giorno, solo così è possibile riuscire ad occuparsi del suo benessere. Le grandi aziende lavorano con dei programmi, invece i miei programmi cambiano ogni giorno in base a ciò che accade alle piante. Ero venuto stamattina in vigna per fare un lavoro, ma quando sono arrivato mi sono reso conto che c’era bisogno di altro. Quest’annata si presenta con un largo anticipo, di circa un mese, non si può ragionare per protocolli”.

La vigna in primaveraLa vigna in primavera

Le due facce del Greco di Tufo

Gestione praticamente biologica in vigna, pochissima solforosa in cantina. La sfecciatura alla fine della fermentazione, poi 12 mesi sulle bucce fini e imbottigliamento agli inizi di ottobre. Infine, in bottiglia per almeno 8/10 mesi. Attualmente in commercio c’è l’annata 2021, ci si appresta ad assaggiare la 2022.

I prodotti di Cantine dell’Angelo sono sostanzialmente due Greco in purezza, il Miniere e il Torrefavale. Quest’ultimo è uno dei vigneti più storici di Tufo, dove fu testato il vitigno nei primi anni del Settecento. “Nonno mi diceva che da lì veniva un’uva bellissima, su un ettaro vi erano ben 5 proprietari. Il suo sogno era poter coltivare uva lì, alla fine siamo riusciti ad acquistare l’appezzamento e a farci un cru. Ancora in parte allevata a raggiera avellinese, è una vigna difficile con un dislivello di 100 metri. Una gestione complessa, da cui viene fuori un vino però molto territoriale che ci ricompensa della fatica”.

Cantine dell’Angelo

Torrefavale ha venature solfuree più morbide, anche per via dello specifico terreno ricco di argilla e di arenaria. Di fatto, è uno dei volti del Greco che ritrae con perizia Angelo nei suoi vini, coadiuvato dall’amico e consulente enologo Luigi Sarno.

L’esplosione accesa di mineralità, in particolare di zolfo e di gesso, la offre Miniere. Un nome evocativo, considerato che la vigna si posa sulle antiche miniere di zolfo. Restano alcuni piccoli tratti di gallerie e la polveriera, zone che sta ripristinando col desiderio di realizzare percorsi volti alla conoscenza del territorio e della viticoltura locale.

La composizione del terrenoLa composizione del terreno

I nuovi progetti di Angelo Muto

Seppure Cantine dell’Angelo rappresenti da sempre il Greco di Tufo, da qualche anno è nata una piccolissima produzione di Coda di Volpe. “Ricordo la delusione di mio nonno quando spiantammo un vigneto. Non funzionava, preferivano il Greco, ma è sempre stata l’altra espressione del vino di questa zona. Un tempo nelle vigne c’erano sempre delle piante di Coda di Volpe, utili per ammorbidire il Greco. Ma, con il disciplinare del 2003, la sua presenza al 15% è stata concessa solo con taglio da vino e la gestione unica in vigna è risultata difficile. Così quando mi sono ritrovato a dover sistemare quel vigneto ho pensato fosse giusto ripristinare quella varietà, recuperando antichi cloni del territorio”. Così nasce il vino “Del nonno”, un Coda di Volpe in purezza che regala un’altra lettura di un’areale vocato alla viticoltura da sempre. 

Come un puzzle Angelo Muto sta ricomponendo quel mondo rurale che ha vissuto da bambino. Tra le più grandi soddisfazioni vi è anche essere riuscito a rilevare una vecchia cantina nella piazza del paese. Non sarà possibile farvi produzione, ma con tutta probabilità lì prenderà vita il primo spumante da Greco di Cantine dell’Angelo e sarà il luogo di partenza per i tour tra campagne e miniere.

a cura di

Antonella Petitti

Giornalista, autrice e sommelier. Collabora con diverse testate, tra radio, web e carta stampata. Ama declinare la sua passione per il cibo e i viaggi senza dimenticare la sostenibilità. Sempre più “foodtrotter” è convinta che non v’è cibo senza territorio e viceversa.

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