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Cascina Savino

28/04/2023

Cascina Savino

Meno di quarant’anni e un chiodo fisso: coltivare bellezza. L’idea innovativa dell’azienda agricola Cascina Savino è dar vita a campi di relazione, non di produzione, dove poter vivere esperienze e riconnettersi alla terra.

Giuseppe Savino aveva un lavoro fisso, a pochi chilometri da casa, nel foggiano. A tempo indeterminato, lontano dalla terra, quello che i suoi genitori sognavano per lui. Eppure, meno di 10 anni fa decide di lasciare quella “sicurezza” in nome di un’agricoltura senza intermediari. 

“È stata tanta la resistenza iniziale, in primis dei miei, ma l’abbiamo superata con l’aiuto di mio fratello. C’è la necessità di luoghi di socialità, me lo dimostrano le persone che vengono a trovarci e ritornano ogni anno con entusiasmo”.

Cascina Savino

Un’azienda agricola familiare di 25 ettari dedicati all’uva da taglio, oggi 5 sono stati dedicati al nuovo progetto. Una superficie dove le colture sono presenti per sottrazione, perché vengono piantate seguendo un disegno, dove resti rilevante lo spazio per l’accoglienza.

Architetti, agronomi, fotografi, designers, comunicatori: attorno a questo nuovo concetto di agricoltura, nato nel cuore del Tavoliere di Puglia, si sono stretti molti giovani professionisti che avevano abbandonato il proprio territorio.

“L’immagine che mi torna in mente è sempre la stessa: l’intermediario vestito bene e mio padre stanco e trasandato che accettava il suo prezzo perché non aveva alternative. Cerco riscatto per tutti gli agricoltori che fanno un lavoro di grande solitudine. Ci dicono di produrre di più per guadagnare di più, ma è una truffa. Se tutti producono di più il prezzo si abbassa, aumenta solo il lavoro. È necessario trovare il valore aggiunto”.

Vazapp: il primo hub rurale di Puglia

Prima di rivoluzionare l’azienda di famiglia, Giuseppe Savino aveva incontrato don Michele De Paolis. È con lui che è nata una sorta di comunità rurale composta da professionisti, di diversa natura, unita dall’obiettivo di fare qualcosa per il mondo agricolo.

“Il mio progetto ha cominciato a prendere forma nella mia testa quando ho incontrato don Michele, un sacerdote fuori dagli schemi, il prete degli ultimi. È finito a vivere nei containers per dare agli altri, per dare speranza al territorio. Ha inciso tanto su noi tutti, un uomo che si faceva ascoltare con i gesti. Ci diceva di non andare a cercare fortuna altrove, che qui di terra ce n’era tanta”.

Attraverso Vazzap cerchiamo di mettere insieme dati e informazioni che possano permetterci di capire più nel profondo il nostro mondo agricolo e, di conseguenza, di aiutarlo. Lo facciamo, ad esempio, attraverso Contadinner, cene a cui invitiamo i contadini. 

“Proviamo a farli parlare e dialogare, scopriamo che hanno tanto bisogno di stare insieme. Ne abbiamo ascoltati mille, in tante zone diverse, siamo stati anche in Giappone. Ciò ci consente di mettere insieme materiale che è stato utile durante incontri formativi, ma anche al Ministero dell’Agricoltura così come alle Università. Finanziare la cooperazione senza preoccuparsi delle relazioni è un buco nell’acqua”.

Il vigneto di Federico II

A Giuseppe piacciono i campi disegnati, che prendono forme inconsuete. Lo ha dimostrato anche con un vigneto speciale, nato a pochi chilometri da dove morì Federico II. Grandi spazi, un’illuminazione che accentua il disegno, un’opera che è finita anche in qualche rivista di architettura. Il prossimo autunno è prevista la prima vendemmia.

Cascina Savino

Agricoltura di accoglienza

L’agricoltura di accoglienza si è già affacciata in diverse zone d’Italia e del mondo, quasi sempre limitandosi a consentire la raccolta dei prodotti e l’acquisto direttamente sul terreno.

L’idea originale che sta portando Cascina Savino a diventare un riferimento sta nelle numerose attività collaterali proposte: aperitivi al tramonto tra i girasoli in estate, incontri con autori e poeti tra tulipani e lavanda in primavera, iniziative sociali e laboratori tra melograni e zucche in autunno.

“Nutrirsi e sfamarsi sono due concetti molto diversi, oggi abbiamo bisogno soprattutto di nutrirci e per questo non c’è bisogno soltanto di cibo, ma di valore. Ecco cosa stiamo cercando di dare, non svilendo il lavoro agricolo, pagando il giusto chi lavora i nostri campi, consentendo di superare quella solitudine ad ettaro a cui si era abituati”. 

 

Michele e Giuseppe SavinoMichele e Giuseppe Savino

Oggi Cascina Savino è una sorta di progetto pilota nato da Vazzap, che l’hub pugliese spera di traslare in altre zone. “Quando un format ha successo spesso si tende a blindarlo, noi vogliamo condividerlo, per coltivare sempre più bellezza”.


Cascina Savino
Via Manfredonia km 6,200, 71121
Foggia FG, Italia
https://www.instagram.com/cascinasavino/

a cura di

Antonella Petitti

Giornalista, autrice e sommelier. Collabora con diverse testate, tra radio, web e carta stampata. Ama declinare la sua passione per il cibo e i viaggi senza dimenticare la sostenibilità. Sempre più “foodtrotter” è convinta che non v’è cibo senza territorio e viceversa.

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