L’arrivo in Montefeltro
Arrivati in Montefeltro il 12 settembre 1973, Antonio e Antonino si sono ritrovati a lavorare dei terreni che opponevano zolle dure come il cemento a causa dell’uso di pesticidi e fertilizzanti. La pratica della agricoltura biologica sarebbe stata presa in considerazione vent’anni dopo, ma la loro fortuna era un gregge che pascolava liberamente rilasciando sui terreni un fertilizzante che valeva oro. Da allora, per tutto il tempo che le stagioni lo permettono i loro animali sono al pascolo, rientrano in stalla per la montatura e per essere protetti la notte dai lupi, che lì sono tanti. Il pascolo collinare offre una ricchissima biodiversità di erbe e fiori spontanei che si ritrovano nei profumi nella lavorazione del latte crudo e si rileva in modo particolare nei formaggi stagionati. A parte la ricotta di solo siero, l’azienda produce alcuni formaggi freschi a latte pastorizzato (per alleggerirne il gusto): primo sale, ‘Stanco’ stracchino di pecora, robiola, classico fresco (caciotta). Sono formaggi ‘facili’ questi, non vanno capiti ma semplicemente gustati.
Tutti gli altri formaggi stagionati invece sono a latte crudo e la loro crosta va mangiata perché non usano conservanti, è penicillum candidum selezionato che si sviluppa nell’ambiente di stagionatura e sviluppa il gusto di sottobosco, funghi, muschio, valorizzando il cuore della forma. Fra questi, il semi-stagionato e il Sangiorgio (da un mese e mezzo fino a tre mesi di stagionatura, crosta fiorita, pasta bianca e granulosa), il Classico (stagionato oltre cinque mesi, con forme da un chilo e mezzo fino a quattro), il Magnum (otto mesi per otto chili di peso), il Magnifico, lavorato completamente a mano, due forme alla volta, pressatura sotto siero, tenuto in agitazione solo con i muscoli delle braccia e il Pecorino degli Amanti, solo per grandi appassionati, un affinato da meditazione che matura in fossa in un palazzo a Sassocorvaro dove si conservano le reliquie di San Valentino. Chiudono il repertorio il Matico, due latti, ovino e vaccino, crosta fiorita a pasta molle da mangiare al cucchiaio, con la novità dello yogurt in arrivo.
Negli anni l’azienda si è dotata di strumentazioni all’avanguardia che rendono più semplici le lavorazioni, ma le dita, il naso, gli occhi del casaro non potranno mai essere sostituiti, anche se la temperatura di cottura supera i 50° e la mano diventa rossa. Forse il valore delle piccole produzioni artigianali sta proprio nell’infondere ciò che di umano resta nel prodotto e col prodotto si esprime.
La sincronizzazione dei parti delle pecore con degli arieti selezionati, che sono i discendenti dei migliori animali che si trovano in Sardegna, marca una linea di continuità con le origini.