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Cavolfiore della Piana del Sele

26/09/2024

Cavolfiore della Piana del Sele

È in partenza la stagione del cavolfiore nella Piana del Sele e proseguirà fino ad aprile. Ad essere impegnati nella sua coltivazione sono all’incirca la metà degli ettari agricoli della provincia di Salerno, il 46% di tutta la Campania. Non sarà un’annata come le altre, ma la prima da quando questo prodotto fresco può fregiarsi dell’Indicazione Geografica Protetta

Arrivata lo scorso luglio, dopo un iter lungo 4 anni e curato dall’Organizzazione di Produttori Solco Maggiore, va a rafforzare un rapporto storico tra questo territorio e il cavolfiore. Le prime testimonianze della sua presenza risalgono al 1400, di grande interesse è la dettagliata monografia dell’Inchiesta Agraria Parlamentare realizzata dal conte Stefano Jacini tra il 1877 ed il 1879 che ne parla ampiamente.

Cavolfiore della Piana del Sele

L’areale e le tecniche di coltivazione del cavolfiore della Piana del Sele

Coltivato in pieno campo, il cavolfiore della Piana del Sele segue pratiche agricole tradizionali e sostenibili come la rotazione colturale. Il clima mite di quest’area offre condizioni ideali per la sua crescita, conferendo al prodotto le sue caratteristiche specifiche.

La zona di produzione ricade nella provincia di Salerno e comprende i comuni di: Albanella, Altavilla Silentina, Battipaglia, Bellizzi, Capaccio, Eboli, Giungano, Montecorvino Pugliano, Montecorvino Rovella, Pontecagnano Faiano. Si stimano che siano interessati da questa coltura circa 1200 ettari, che si traducono in 26 milioni di corimbi.

Il legame tra il cavolfiore della Piana del Sele e la sua area geografica di produzione si basa sulla qualità del prodotto e su una forte reputazione maturata nel tempo. 

Il clima interagisce positivamente sulle caratteristiche qualitative di questo prodotto, perché consente alle piante di valorizzare il potenziale genetico, riducendo ai minimi termini il rischio di stress idrici e termici. Merito di un luogo che gode dell’azione termoregolatrice del Mar Tirreno che incontra la catena montuosa degli Alburni. È lei a proteggere il territorio dai venti freddi provenienti dai Balcani e a raccogliere le piogge provenienti da Ovest negli invasi sotterranei naturali. Suoli molto ricchi di macro e microelementi, in particolare potassio, calcio, magnesio e ferro, che sono coinvolti nella crescita di un ortaggio dall’alto valore nutraceutico. In testa la vitamina C e poi la K, seguite da minerali e proprietà antiossidanti che ne fanno un vero e proprio superfood.

Il cavolfiore della Piana del Sele ha un’infiorescenza compatta ed una consistenza soda e croccante. Il suo è un sapore delicato, che si contraddistingue con una dolcezza naturale che lo rende molto versatile in cucina, ottimo anche se consumato crudo. 

Cavolfiore della Piana del Sele

Solco Maggiore

Costituita nel 2012, l’Organizzazione di Produttori Solco Maggiore ha sede ad Eboli, nella Piana del Sele. Con i suoi 23 soci rappresenta la maggioranza dei produttori di cavolfiore dell’area, tanto che questo ortaggio ricopre il 30% dell’intera produzione.

Con l’arrivo dell’IGP abbiamo dato vita ad un’etichetta speciale”, racconta Antonio Vocca, responsabile generale della OP Solco Maggiore, “dove abbiamo unito, grazie ad un qrcode, la storia del cavolfiore in relazione al territorio a partire dai tempi di Cavour, le tecniche di preparazione per non disperdere le proprietà nutraceutiche del prodotto, una ricetta dello chef Davide Oldani e le analisi nutrizionali. Trattandosi di un prodotto vivo, che deve fare bene non solo alla gola ma anche alla salute, è rivoluzionario trovarsi di fronte ad un’etichetta che si aggiorna continuamente e consente al consumatore di sapere proprio tutto del prodotto che si sta portando in tavola. La definirei una valutazione dinamica della grande qualità di questo cavolfiore”.

Per celebrare questa tappa importante Solco Maggiore ha dato vita anche alla produzione di alcuni trasformati, così il cavolfiore della Piana del Sele non viene distribuito soltanto fresco, ma proposto in purea, nell’insalata di rinforzo e nella giardiniera.

Antonio VoccaAntonio Vocca
a cura di

Antonella Petitti

Giornalista, autrice e sommelier. Collabora con diverse testate, tra radio, web e carta stampata. Ama declinare la sua passione per il cibo e i viaggi senza dimenticare la sostenibilità. Sempre più “foodtrotter” è convinta che non v’è cibo senza territorio e viceversa.

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