Effetto della crisi? Sì, ma di valori, di certezze e di riferimenti. Sono queste le riflessioni che scatena la lettura del rapporto Istat diffuso ieri che descrive “L’uso e l’abuso di alcol in Italia”.
I dati, riportati in sintesi, parlano di una crescita molto forte di consumo di alcol fuori pasto dei giovanissimi. La quota di 14-17enni che consuma alcol fuori pasto passa dal 15,5% del 2001 al 18,8% del 2011. Cambia il tipo di bevande consumate. Diminuisce la quota di chi consuma solo vino e birra e rimane invariata quella di chi consuma anche aperitivi alcolici, amari e superalcolici. Nel 2011 ha consumato almeno una bevanda alcolica nell'anno il 65% della popolazione di 11 anni e più. Beve vino il 53,3%, birra il 46,2% e aperitivi alcolici, amari, superalcolici o liquori il 40,6%; beve vino tutti i giorni il 23,6% e birra il 4,5%.
Nel complesso, i comportamenti a rischio nel consumo di alcol (consumo giornaliero non moderato, binge drinking, consumo di alcol da parte dei ragazzi di 11-15 anni) riguardano 8 milioni e 179 mila persone. Tale quota, rispetto al 2010, appare in diminuzione principalmente per la riduzione nell'abitudine al binge drinking, che passa dall'8,3% al 7,5%.
I comportamenti a rischio sono più diffusi tra gli anziani di 65 anni e più (il 43,0% degli uomini contro l'10,9% delle donne), i giovani di 18-24 anni (il 22,8% dei maschi e l'8,4% delle femmine) e gli adolescenti di 11-17 anni (il 14,1% dei maschi e l'8,4% delle femmine).
La popolazione più a rischio di binge drinking è quella giovanile (18-24 anni): il 15,1% dei giovani (21,8% dei maschi e 7,9% delle femmine) si comporta in questo modo, per lo più durante momenti di socializzazione.
Tra i ragazzi di 11-15 anni la quota di chi ha almeno un comportamento a rischio è pari all'11,9% senza differenze di genere evidenti. Tale comportamento è grave anche perché pone le basi per possibili consumi non moderati nel corso della vita.
Tra i giovani di 18-24 anni che frequentano assiduamente le discoteche i comportamenti di consumo di alcol a rischio sono più diffusi (31,9%) rispetto ai coetanei che non vanno in discoteca (7,8%). Stesse differenze si riscontrano tra frequentatori e non di spettacoli sportivi e concerti di musica non classica.
Altre emergenze derivano da una tendenza, messa in risalto da Emanuele Scafato, dell’ Istituto Superiore di Sanità e direttore dell’Osservatorio nazionale sull’alcol in occasione della recente Giornata Mondiale della Salute, causata in buona parte dalla crisi economica, secondo cui una fetta importante della popolazione anziana, nelle grandi città, sostituisce il pasto con gli happy hour, dove, spendendo una cifra contenuta, sono accessibili cibi ricchi di grasso e bevande alcoliche.
Diventa urgente che gli operatori, baristi e ristoratori in prima persona, facciano il primo passo verso una educazione al consumo. Altrettanto facciano le famiglie; fino a prova contraria è ancora lì che si formano valori e solidarietà, su cui l’Italia è cresciuta.
Luigi Franchi
Per saperne di più:
www.istat.it