In occasione della XXXI Giornata mondiale del turismo il Ministro Brambilla ha ribadito il fortissimo e indissolubile legame tra la gastronomia italiana e lo sviluppo turistico fino ad arrivare a definire "L'Arte della ristorazione come protagonista dell'offerta turistica italiana", e ha firmato con Fipe l’ennesimo protocollo d’intesa per sancire ufficialmente l’enogastronomia d'eccellenza e la ristorazione italiana quali ambasciatori accreditati dell'immagine Italia nel mondo.
Un’ennesima parata demagogica con cui il Governo predica bene e razzola male. Infatti non si capisce bene perché se l’enogastronomia italiana rappresenta il più grande ambasciatore nel mondo dell’eccellenza italiana, il Codice del Turismo, di emanazione governativa, mette in discussione questa eccellenza, ottenuta con l’impegno e la professionalità degli operatori del settore.
Così la pensa la Fiepet, Federazione italiana degli esercenti pubblici e turistici, ritenendo che consentire di poter svolgere attività di ristorazione a tutte le strutture ricettive alberghiere ed extralberghiere, va nella direzione opposta della decantata eccellenza e provoca un grave danno alla “reputazione” della cucina italiana. A maggior ragione, in un momento di grave crisi, dove il fattore prezzo va a discapito della qualità e della professionalità dei nostri chef.
“Ad avviso della Federazione appare quindi assolutamente incomprensibile come si possa, da un lato elevare l’enogastronomia a prodotto di punta della nostra filiera turistica e dall’altra svilire così tanto il ruolo che le nostre aziende della ristorazione hanno svolto in maniera seria e spesso difficile in questo processo di affermazione. Tale linea sembrerebbe ora messa in discussione, ed anzi in odore di sconfessione, nelle iniziative promosse dal Dipartimento del turismo, che vedono tra l’altro esclusa una Federazione altamente rappresentativa della categoria degli imprenditori della somministrazione come la Fiepet”.
I conti non tornano e diventano marchesi…
Ricapitolando: la Fipe Confcommercio che da sempre condivide gli obiettivi della “sorella” Fiepet Confesercenti, firma un protocollo col governo mentre quest’ultima viene esclusa dall’intesa.
Non se ne comprende la ragione e ancor meno si capisce perché la Fipe abbia firmato l’ennesimo protocollo istituzionale che nei fatti smentisce le intenzioni.
Forse una manciata in più di coerenza in cambio di una diplomazia palesemente inefficace porterebbe migliori risultati?
Certamente rafforzerebbe la coesione tra confederazioni sorelle ed eviterebbe figli e figliastri.
Maurizia Martelli