Mi si obietterà che la pressione fiscale non consente al ristoratore di assumere personale in misura adeguata. È vero! Occorre mettere mano a molte cose per avere una ristorazione moderna in Italia ma se non si comincia dal cambiare mentalità non si arriverà mai a una soluzione. E la prima cosa da fare per cambiare davvero modo di pensare e agire è non opporre resistenza a chi fa le due domande che ho citato all’inizio. Fare quelle domande non è affermare che non si ha voglia di lavorare; è capire, da parte di chi le fa, quanta trasparenza, volontà di fare bene le cose, pagare il giusto, c’è nel ristoratore che chiede alle persone di lavorare per lui.
Le persone, soprattutto i più giovani, prima ancora del denaro cercano valori, vogliono lavorare con chi sa coinvolgerli in un progetto, con chi è trasparente nelle azioni, nella gestione del ristorante. “Dobbiamo comunicare la leggerezza” e non il sacrificio o la fatica di questa professione. Una leggerezza che diventa tale nel momento in cui chi è in cucina o in sala scopre quanto è bello fare un lavoro che porta del bene agli ospiti, è ripagato da questa sensazione.
Occorre creare un grande meccanismo di partecipazione, a tutti i livelli della ristorazione. È inutile avere persone che lavorano per il ristorante e non fargli vedere, ad esempio, i numeri che il loro lavoro produce. Occorre creare consapevolezza anche degli acquisti, del no spreco, dell’ambiente in cui si trovano a lavorare. In una parola coinvolgere!
Senza questo non ci sarà riduzione fiscale che tenga per il successo di un ristorante!
IMMAGINE DI COPERTINA ©Capitale Cultura / ristorante La Cru - Romagnano VR