Già in tempi non sospetti era abbastanza scontato che formule innovative di acquisto super scontato come quella proposta dal gruppo americano Groupon avrebbero fatto fortuna.
Figuriamoci poi in crisi conclamata.
Tant’è vero che il celebre portale alla fine del 2011 ha esordito in borsa mettendo sul mercato 35 milioni di azioni a un prezzo di 20 dollari.
Nel mondo si calcola che abbia ormai oltre 33 milioni di utenti e in soli tre anni pare sia divenuta, dopo Google una delle più importanti ipo tecnologiche tra le società in rete quotate in borsa.
In Italia Groupon ha aperto una sede a Milano a marzo 2010 e ha già assunto circa 400 dipendenti, nel 90% dei casi assunti a tempo indeterminato in ruoli area vendite, marketing e comunicazione, assistenza.
L’idea, geniale, è di garantire offerte in tutto il mondo geolocalizzate, con sconti fino al 70% per il consumatore. La rete di venditori Groupon va dagli esercenti (soprattutto ristoratori, albergatori, agenzie di viaggio, centri benessere e studi medici) e li convince ad offrire sconti tra il 50 e il 90% al consumatore che si presenta con il coupon e lancia l’offerta. Se un numero prestabilito di persone accetta di partecipare e sottoscrive il deal, cioè l'accordo, lo sconto sarà valido per tutti coloro che hanno aderito.
Per gli utenti il vantaggio è lo sconto, Groupon trattiene il 50% del valore della vendita (sul valore scontato) mentre per esercenti e negozianti è una forma di pubblicità che funziona.
La risposta degli utenti è massiccia e l’offerta, che inizialmente era di una al giorno, oggi è in costante aumento.
Non è tutto rose e fiori… Una community di oltre 1000 consumatori delusi ha creato un gruppo dedicato su “Facebook”. Perché? Per problemi di overbooking che possono creare difficoltà di utilizzo del voucher all’utente. Prendiamo il caso di un ristorante che mette a disposizione 900 menù di coppia, destinando ai “grouponiani” due o tre tavoli a serata, il più delle volte negando il tavolo nel fine settimana. Il rischio per l’utilizzatore è quindi di non riuscire ad utilizzare il suo voucher, dal momento che il coupon ha una validità di 6 mesi.
Insomma gli esercenti sono entusiasti di distribuire centinaia di coupon e di farsi pubblicità gratuita sul sito di Groupon, ma poi spesso si dimostrano incapaci di gestire centinaia di clienti, trattando l’avventore come un cliente di serie B. Cosa peraltro assurda dal momento che lo scopo principale per cui un esercente aderisce non è certo il guadagno, ma fidelizzare il cliente.
È ovvio che il consumatore, sentendosi trattato male, una volta speso il proprio coupon non ritornerà più. Altro che buona pubblicità…
Di Maurizia Martelli