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Consumi alimentari in lieve ripresa, ma si teme per l’aumento IVA

20/03/2012

Consumi alimentari in lieve ripresa, ma si teme per l’aumento IVA
Il carrello della spesa alimentare degli italiani finalmente registra un segno più con un’inversione di tendenza rispetto allo scorso anno, quando il calo dei consumi alimentari aveva interessato la carne bovina (-0,1 per cento), la pasta (-0,2 per cento) la carne di maiale e i salumi (-0,8 per cento), l’ortofrutta (-1 per cento) e addirittura il latte fresco (-2,2 per cento). A gennaio si verifica un incoraggiante anche se timido incremento quantificabile in un + 0,1 %. È quanto afferma la Coldiretti nel commentare i dati di Confcommercio relativi ai consumi degli italiani nel mese di gennaio 2012. L’inversione di tendenza per i consumi alimentari avviene dopo che - sottolinea la Coldiretti - nel 2011 si è verificato un calo dell’1,3 per cento secondo l’Istat. La ripresa è importante dopo che le tavole degli italiani si erano impoverite in quantità nel 2011.
Ma a preoccupare per l’anno in corso è l’aumento dell’Iva dal 21 al 23% a partire dal mese di ottobre, aumento che provocherà effetti depressivi sulla spesa per i generi alimentari. Sarebbero colpiti alcuni prodotti di largo consumo come l’acqua minerale, la birra e il vino, ma anche specialità come i tartufi, mentre l’incremento dal 10 al 12% interesserebbe voci che vanno dalla carne al pesce, dallo yogurt alle uova, ma anche il riso, il miele e lo zucchero.
Per Confesercenti, “la decisione dell'esecutivo avrà altri effetti collaterali: con un Paese in recessione e i consumi in stallo, l'ulteriore aumento dell'Iva allontanerà sempre di più la crescita di cui l'Italia ha disperatamente bisogno, gelando di nuovo i consumi, colpendo anche il turismo e gravando indifferentemente su tutte le classi di reddito”.
Per i 24 milioni di nuclei familiari del nostro Paese il carico medio – variabile in base alle aree del Paese e alla professione del capo-famiglia – raggiungerà i 576 euro all’anno: 150 per l’aumento dal 20% al 21% dell’aliquota ordinaria, in vigore dal primo settembre 2011 e altri 426 euro dovuti agli ulteriori due punti percentuali che si aggiungeranno alle aliquote ordinarie e intermedie dal prossimo ottobre.
A questo andrà aggiunto un impatto inflazionistico il cui effetto atteso sui prezzi al consumo è vicino a 1,5 punti percentuali.
Ma gli aumenti Iva infliggeranno un grave colpo alla competitività del Paese, soprattutto nel turismo, dove si registrerà l’Imposta di valore aggiunto più alta di tutta la zona Euro. Con l’IVA al 23%, infatti l’Italia supererà la media Ue al 20,9% e quella di economie europee di dimensioni comparabili, come Francia (19,6%), Spagna (18%) e Germania (19%) avvicinandosi a quelle degli Stati scandinavi, come Danimarca e Svezia (25%), e Finlandia (22%).
Dal 1°gennaio 2014, poi, le aliquote ordinaria e intermedia cresceranno di un altro mezzo punto, portandosi rispettivamente al 23,5% e al 12,5%.
Basti osservare il divario riguardante gli alberghi: la media IVA dell’Eurozona è dell’8,3%, mentre  quella italiana, attualmente al 10%, da ottobre 2012 passerà al 12% e da gennaio 2013 arriverà al 12,5%, superando il dato medio di cinque punti.
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