“Nell’area del Delta si estende la campagna del Polesine: piatta, brulla, lunare, senza un albero. Un deserto che seguendo il ritmo delle stagioni si fa ora campo, ora orto, lasciando stupefatto il viaggiatore che in mezzo a tale biliardo trova non il vuoto ma una ricchezza di sapori nascosti… dall’argine del Po all’infinito” racconta lo scrittore Michele Marziani, e non si potrebbero trovare parole migliori per descrivere la natura di questo luogo. “Il Polesine è l’incontro tra terra e acqua che regala ricchezze, ambientali, culturali, storiche e tradizionali” afferma Claudio Bellan, assessore all’Agricoltura della Provincia di Rovigo. “È la presenza del mare, delle valli, delle lagune che distingue questa terra tra due fiumi: il Cefalo del Polesine, la Cozza di Scardovari, la Vongola Verace del Polesine, il Pesce Azzurro e le altre specialità sono le locomotive dell’economia polesana, in particolare quella del Delta del Po Veneto.”
Basti pensare che circa il 70% delle cozze e delle vongole consumate in tutta Italia provengono da qui. In questo ambiente unico, caratterizzato da una elevata biodiversità, si sono insediate attività che hanno origini antiche e che trovano nell’acqua la loro principale fonte di vita, come spiega Angelo Zanellato, Presidente di CONSVIPO, il Consorzio per lo Sviluppo del Polesine: “Esiste un delicato equilibrio tra ambiente e uomo, che deve essere tutelato e rispettato, perché è questa la condizione che rende possibili i prodotti eccellenti, riconosciuti non solo nel nostro Paese.”
Un esempio è la Cozza di Scardovari, prodotta con allevamenti su pali in un’area di dodici ettari tra le foci del Po di Gnocca e del Po di Tolle, un ambiente lagunare dove la mitilicoltura viene praticata dalla fine degli anni 60, e allevata in mare aperto con sistemi in sospensione su impianti galleggianti. L’intero processo di produzione è gestito dal Consorzio Cooperative Pescatori del Polesine, una delle maggiori realtà italiane ed europee del settore: ogni anno si contano circa 5000 tonnellate di cozze, e la pesca manuale resta una prerogativa e una peculiarità del prodotto di Scardovari, trattato nell’ottica della sostenibilità e della sicurezza.
“Tutto il pescato è tracciato e tracciabile on line, in modo che il commerciante e il consumatore finale possano verificarne l’origine” continua Bellan. Le Cozze di Scardovari, che per essere commercializzate devono essere almeno di 5 cm, raggiungono non di rado una lunghezza superiore ai 10 cm, sono inserite nell’elenco dei prodotti tipici e tradizionali del Ministero delle Politiche Agricole ed è stata approvata la certificazione di prodotto DOP, la prima in Italia per un mollusco.
Ve le proponiamo in una ricetta tipica recuperata dalla Provincia di Rovigo e CONSVIPO.
Cozze alla Polesana (per 10 persone):
Ingredienti: 50 g di olio extra vergine d’oliva, 3 spicchi di aglio bianco polesano Dop, pepe, 2,5 kg di Cozze di Scardovari, o,4 l di vino bianco, 30 g di succo di limone, 30 g di prezzemolo tritato.
Procedimento: togliere la barba alle cozze e lavarle abbondantemente. Mettere sul fuoco una casseruola con olio, aglio e poco pepe e rosolare; aggiungere le cozze lavate e scolate dall’acqua. Bagnare con il vino bianco, mescolare e coprire con un coperchio. Dopo qualche minuto verificare che i bivalvi siano tutti aperti, togliere dal fuoco e guardine con limone e prezzemolo tritato. Servire caldo aggiungendo a piacere sul fondo del peperoncino macinato.
Per info:
www.provincia.rovigo.it,
www.consvipo.it,
www.consorzioscardovari.it
Alessandra Locatelli