L’Appennino, questa colonna vertebrale ancora resistente ma un po’ acciaccata dell’Italia, fa venire alla mente la navigazione. Salire sulle sue dorsali significa spaziare con lo sguardo fino ai mari che circondano questo Paese, significa fare un viaggio tra la terra e il cielo che sorprende ad ogni curva, da qualsiasi parte lo si intraprenda e, su tutto, domina un silenzio, a volte, maestoso.
L’Appennino non lo si può percorrere in fretta, neppure con l’auto più scattante, ti impone di andare piano, di guardarti intorno, di fermarti molte volte. Ed è così da Imperia a Reggio Calabria, mutevole nei costumi, nelle usanze, nel cibo: una ricchezza inafferrabile, che resta ancorata ai luoghi perché è fatta, soprattutto, dalle persone che vi sono nate e, anche, dai nuovi abitanti.