Secondo l’ultimo rapporto Istat, circa il 14% degli italiani, vale a dire l’11% delle famiglie (contro il 10,8% del 2009) è povero. In pratica, due componenti familiari vivono con un reddito inferiore ai 993 euro al mese. Ma questa fascia di popolazione non è nemmeno la più povera, essendo considerata dalle statistiche “povertà relativa”, mentre i “poveri assoluti” rappresentano il 5,2% degli italiani, vale a dire il 4,6% delle famiglie. In numeri si parla, rispettivamente, di 8 milioni e 272 mila (poveri relativi) e di 3milioni e 29mila (poveri assoluti).
Cifre molto allarmanti che, tuttavia, secondo l’Istat, non sono precipitate con gli effetti della crisi grazie a cassa integrazione e ammortizzatori sociali, salvaguardando fino ad ora i capi famiglia. Penalizzati, invece, i giovani, per i quali la povertà relativa con un titolo di studio medio - alto nell’ultimo rapporto Istat è aumentata dal 4,8 al 5,6%, mentre quella assoluta, anche se la persona è diplomata o laureata, è aumentata dall’1,7 al 2,1%.
Il rapporto mostra un crescente divario tra nord e sud: le regioni italiane più in difficoltà sono quelle del Mezzogiorno, dove la povertà relativa e assoluta sfiorano rispettivamente il 23% e il 6,7%, contro il 4,9% e il 3,6% del nord. Ad esclusione dell’Abruzzo e Molise, tutte le regioni del sud superano la media di povertà nazionale con picchi in Basilica, Calabria e Sicilia.