Il ministro alle Politiche Agricole Saverio Romano ha presentato nei giorni scorsi un decreto che prevede cambiamenti nella leggibilità dell'etichetta di informazione sulla provenienza degli alimenti. Il decreto, prossimo alla firma, prevede novità riguardanti soprattutto la leggibilità dell’informazione sulla provenienza; la norma prevede che l'origine sia indicata nello stesso campo visivo e in prossimità della denominazione di vendita e definisce le dimensioni minime dei caratteri, ovvero 2mm. Nel caso dell'olio di oliva le dimensioni variano in base alla grandezza della confezione.
Un provvedimento che riguarda in particolare alcuni prodotti: olio di oliva, carni bovine e di pollame (solo provenienti da paesi terzi), miele, latte fresco, passata di pomodoro.
Nel complesso i giudizi sul nuovo decreto riguardante l’etichettatura dei cibi sono positivi, a cominciare da quelli delle organizzazioni di categoria dell’agricoltura.
“Il decreto sull’etichettatura è importante per garantire un più facile accesso ed una maggiore trasparenza di informazioni nei confronti del consumatore. - afferma il Presidente della Coldiretti Sergio Marini - Si tratta di una necessità poiché da una indagine della Coldiretti sulle bottiglie di extravergine ottenute da olive straniere in vendita risulta che in quattro bottiglie di olio extravergine su cinque in Italia è praticamente illeggibile per il consumatore la provenienza delle olive impiegate, nonostante sia obbligatorio indicarla per legge in etichetta dal primo luglio 2009”.
“Tutti i provvedimenti che portino a maggiore chiarezza informativa, sui prodotti, sui loro ingredienti, e sulla loro origine, e che valorizzino il made in Italy, sono benvenuti. Per questo valutiamo positivamente il decreto sull’etichettatura emanato dal ministro Romano, che è fermamente determinato a percorrere la strada della trasparenza, della chiarezza e dell’informazione. – sostiene il presidente di Confagricoltura Mario Guidi - In situazioni difficili come l’attuale, con forti preoccupazioni dei consumatori per quanto sta accadendo in altri Paesi, l’etichettatura può dare risposte e tranquillizzare sulla provenienza dei prodotti - ha aggiunto Mario Guidi -. A ciò si aggiunga che a livello europeo esiste da anni un ‘sistema di allerta rapido’ per fronteggiare le emergenze; una misura atta a permettere, in caso di necessità, il ritiro dal mercato di tutti i lotti specifici a rischio”.
Mentre dalla CIA arriva l’invito a proseguire la battaglia in sede comunitaria: “ In questo modo si accresce la trasparenza nell’interesse dei consumatori e dei produttori agricoli. La Cia giudica positivamente le due novità contenute nel decreto ministeriale: la dimensione maggiore e il posizionamento più centrale per l'indicazione di origine sulle etichette. In questa maniera è immediatamente decifrabile da parte del consumatore. È indispensabile proseguire con determinazione sulla strada che estende le norme dell’indicazione di origine a tutte le filiere, come previsto dal recente disegno di legge approvato dal Parlamento italiano. E nello stesso tempo occorre impegnarsi a livello europeo per far valere le ragioni della nostra scelta per una totale trasparenza dell’etichetta in campo alimentare”.
Già, lo scenario europeo dove spesso ci dimentichiamo di essere. Uno scenario che si è allargato a 27 stati membri, ognuno con peculiarità e problemi diversi che devono essere portati a sintesi. Perché allora non invertire i processi? Perché non cominciare proprio da quella sede, dove ormai tutto o quasi deve essere portato per l’approvazione, il percorso per una maggior trasparenza in ambito di produzioni alimentari? Sarebbe un buon modo di affermare il ruolo dell’Italia e la centralità del mangiar sano, che riguarda ogni europeo, anzi ogni abitante del mondo.