A questo punto non resta che fare ricerca e la fortuna vuole che ci imbattiamo in curioso libro, Imperia segreta, di Giorgio Bracco e Maurizio Vezzaro, due acuti giornalisti rispettivamente del Secolo XIX e de La Stampa, che non esitano a definire Imperia “ città strana, capace di cadute precipitose ma anche di slanci improvvisi e resurrezioni, in tutti gli ambiti, da quello sportivo a quello industriale”. D’altra parte, fanno notare gli autori, Imperia è una città dai due volti, proprio perché frutto della fusione di quelli che all’epoca erano due comuni, Oneglia e Porto Maurizio, vicinissimi fra loro ma dotati di un’identità ben precisa, avendo all’epoca i loro due teatri, due convitti, due prefetture, due agenzie del tesoro, due patroni, due porti – l’uno commerciale e l’altro turistico. “Dicotomia che non ha mai cessato di esistere. - raccontano Bracco e Vezzaro - Anche quando Oneglia e Porto Maurizio sono diventati due quartieri di Imperia. Ora, un simile variegato contesto è stato attraversato da nomi e vicende non immaginabili. Basti pensare, per esempio, che ben tre geni del calibro di Renato Dulbecco (premio Nobel per la medicina), il già citato Giulio Natta e Luciano Berio (ha rivoluzionato la musica del Novecento, pioniere dell’elettronica e della cacofonia) hanno frequentato il locale liceo classico De Amicis, che, a ragione, è considerato un’autentica istituzione. Ci sono anche progetti grandiosi come quello su Porto Maurizio che sarebbe dovuto decollare come un porto in grado di fare concorrenza a Valencia o Barcellona e che invece è rimasto un’opera incompiuta, peraltro anche molto tormentata. Ci sono state aziende importanti (in primis i fratelli Agnesi con il loro grandioso Molino a vapore) capaci di fare la fortuna del porto di Oneglia per poi toglierle benzina dislocando lo stabilimento altrove”.
E si potrebbe continuare con molti altri esempi in un’altalena emozionale che è di pochi luoghi.
Ma torniamo a Oneglia, che oggi non fa più comune, ma, come dicevamo è solo un quartiere di Imperia, eppure nell’immaginario collettivo risulta meglio messa a fuoco della stessa Imperia, certamente per il ruolo che ha avuto come capitale della pasta e per quel suo essere, ancora oggi, patria dell’extravergine di oliva per via della sua pregiata oliva taggiasca.