Come definiresti la tua pizza?
“Una pizza di montagna, delle Dolomiti, per il massimo utilizzo che facciamo degli ingredienti del territorio: l’acqua delle sorgenti dolomitiche, il mix di farine fornito da un mulino locale, le erbe spontanee delle montagne intorno, la mozzarella che oggi arriva dal sud ma che stiamo cercando di produrre in collaborazione con un piccolo caseificio del posto. Poi ci sono anche gli altri prodotti non locali ma che corrispondono ad uno stile di produzione sostenibile che vuole essere la nostra cifra stilistica: penso, ad esempio, al Conciato Romano di Manuel Lombardi, il più antico formaggio del mondo, che arriva dal Sannio o a molti altri presidi Slow Food che utilizziamo. Un approccio che ho imparato da mio padre, in origine cuoco con una grande capacità di trattare la materia prima. È con lui che ho camminato, fin da piccolo, nei boschi per riconoscere e raccogliere le erbe spontanee che oggi utilizziamo, ad esempio, per eliminare il sale come ingrediente dell’impasto”.
È stato un passaggio difficile quello del cambiamento, sugli impasti, sull’organizzazione del lavoro, sull’accettazione da parte del cliente?
“No. È stato frutto di un pensiero e di una condivisione, a tutti i livelli, che va ancora oggi raccontata con la consapevolezza di trasmettere dei valori nella semplicità delle azioni. Oggi, ad esempio, collaboriamo, per alcuni tipi di pizza, con una nutrizionista, la dottoressa Luisa Piva, per darne il giusto apporto calorico e proteico. Inoltre il nostro impasto è frutto di una particolare tecnica, messa a punto da noi, che, dopo 52 ore di lievitazione, dona un effetto croccante e leggero che definisce la nostra pizza con una parola: Crunch, che racchiude tutte le caratteristiche di fragranza, croccantezza e digeribilità”.
Queste particolarità cambiano l’approccio da parte del cliente e, suppongo, vadano raccontate al tavolo. Quindi anche il personale di sala deve avere una preparazione e una competenza adeguate?
“Sicuramente! Anche se in pizzeria è più difficile, a causa dei tempi diversi rispetto al ristorante, un dialogo sul menu, sugli ingredienti e sulla filosofia del locale, ma per noi è un elemento indispensabile. Per riuscire a dare una giusta informazione su ciò che facciamo, una volta al mese, c’è un incontro tra tutte le persone che lavorano per noi: i quattro pizzaioli, usciti dalle scuole alberghiere del territorio, con la qualifica di cuochi, e il personale di sala. In quell’occasione racconto il menu, i prodotti e la loro storia, i topping di abbinamento e il perché di quelle scelte. Infine parliamo degli abbinamenti con le bevande, da noi c’è una grande attenzione all’abbinamento pizza-vino, pur avendo anche una carta ben pensata di birre artigianali”.