Intreccio tra i dati interni e i dati esterni: è il nuovo dashboard. Dashboard ad intendere il cruscotto. Il cruscotto della nostra auto, ad esempio. Chiediamoci: ci metteremmo alla guida della nostra auto per affrontare un viaggio se il cruscotto fosse assente o guasto ? Certamente no. Sì può anche essere temerari, ma non folli. Il cruscotto, attenzione, non stabilisce la meta. La meta del viaggio la decidiamo noi che ci mettiamo alla guida. Il cruscotto ci aiuta ad arrivare a destinazione per quanto è tempestivo ed affidabile nel segnalarci le situazioni interne ed esterne al veicolo. Il mancato utilizzo del dashboard è nocivo per come altrettanto palesemente e immediatamente nocivo, ancorché bizzarro, sarebbe dire al cliente che chiede il conto: “ma no, lasci stare, ne faccio a meno dei suoi soldi”. Ecco, qui l'assurdo è evidente. Nel caso del dashboard, se ne conviene che è molto meno evidente, eppure… è così. È mica poi così complicato questo “DDT”. Se l'approccio è positivo diviene la più avvincente delle sfide che il ristoratore lancia a se stesso. I risultati sia di qualità (anche qualità della vita del ristoratore, beninteso) che di quantità diventano ben evidenti già dopo qualche settimana. Ovviamente, meglio lasciar perdere, non accingersi nemmeno a pensare al “DDT”, se non ci si crede, e se non si dispone di personale competente e motivato.
C'è tutto un mondo di nuove esperienze da vivere e da far vivere ai propri stakeholders, clienti innanzitutto. Non è bello e appagante tutto ciò?
Vincenzo D’Antonio