Certi ingredienti diventeranno volgari, come è successo con le pellicce anni fa. Questa tua dichiarazione dimostra una chiara visione della cucina e della ristorazione futura: cosa intendi con precisione?
“Sono partita da un’analisi della realtà che è quasi odierna, anche se la sensibilità degli ospiti di un ristorante o di colleghi non sia ancora così definita. A me fa effetto vedere cassette di gamberi rossi, tonno, caviale o foie gras, prodotti di cui conosco ormai la rarità gettate lì, consumati senza cause e senza effetti e analizzo come oggi mi faccia effetto, mentre cinque anni fa no! Vuol dire che sono cambiata, ho una maggiore sensibilità, sto più attenta, ho una mia consapevolezza pratica dettata dalla cucina, e sono convinta che, prima o poi, ci arriveremo tutti a pensare al bene del pianeta, a non sprecare, a proteggere anziché distruggere. Alcune cose che oggi appaiono apparentemente belle diventeranno volgari, anche nel cibo, perché fuori tempo. Io sono appassionata di molluschi ma da quando ho capito che dal mare arrivano sempre meno pesci e molluschi mi appare decadente vederli mangiare con ingordigia. Ecco, non vorrei mai che i miei ragazzi e i miei clienti mi vedessero come una Maria Antonietta che si occupa del lusso non curante del fatto che tutto il resto crolla. Non vorrei mai che l’alta ristorazione fosse così. L’alta cucina, come l’alta moda, ha il potere di influenzare il gusto, forse per pochi inizialmente, ma poi, a ricaduta, finiscono, per la moda, da Zara, da HM; per la cucina non siamo ancora consapevoli che certe scelte condizioneranno il consumo quotidiano, gli acquisti al supermercato, le gastronomie di vicinato ma ci arriveremo. E sono contenta che l’alta ristorazione riesca a creare consapevolezza della qualità. Il lusso cos’è oggi? Mangiare ciò che è raro e costa tanto? O mangiare qualcosa di sublime e non per forza di cose raro e che ha a che fare con tutta un’altra scala di valori? Noi italiani siamo profondamente agevolati in questo perché abbiamo ingredienti che sono radicati sul territorio, sostenibili e sensati sul piano della stagionalità. Il compito di noi cuochi consiste nel mettere insieme tutto questo. Quando ho iniziato tutto questo era patrimonio di pochi che ne erano gelosi possessori, l’unica rivista che divulgava queste riflessioni era Grand Gourmet, una rivista meravigliosa ma che costava comunque tanto. Ora si viaggia, si prova, ci si confronta molto di più, anche tra noi professionisti. Io sono per l’onestà intellettuale e mi piace, nella creazione di un piatto, raccontare chi mi ha stimolato in quella direzione, quale dialogo con un collega mi ha generato quell’idea. Lo racconto senza problemi perché lo trovo giusto”.