Sono dati freschi freschi quelli che il Ministero della Salute ha inviato al Parlamento: in Italia la celiachia, cioè l’intolleranza alimentare al glutine, è stimata intorno all'1%, quindi sono 600 mila persone che ne soffrono, ma solo 122.482 sono i pazienti diagnosticati e censiti.
Nei celiaci le proteine nei prodotti contenenti glutine causano un’eccessiva risposta immunitaria a livello intestinale, che genera una infiammazione cronica e danneggia i tessuti dell’intestino tenue e porta alla scomparsa dei villi intestinali, importanti per l’assorbimento di altri nutrienti.
I dati che destano maggiore attenzione è che negli ultimi tre 3 anni i celiachi sono più che raddoppiati, passando dai 64 mila del 2007 ai 122mila del 2010 e che donne celiache sono più del doppio dei maschi.
In sostanza, quella che un tempo era considerata una malattia rara, oggi è ormai divenuta una patologia sociale.
Tra le cause di questa recrudescenza, potrebbero avere un ruolo determinante i fattori ambientali, il miglioramento delle condizioni igieniche che può contribuire ad alterare la capacità di risposta immunitaria dell’organismo e persino l'aumento del consumo di prodotti a base di glutine, contenenti proteine tossiche. Secondo una recente ricerca inglese condotta dall’Istituto Barts in collaborazione con il London school of Medicine and Dentistry a provocare l’insorgenza della celiachia sarebbe proprio una reazione immunitaria delle cellule T alle proteine tossiche del frumento, reazione a cui contribuiscono anche centinaia di fattori di rischio di natura genetica che alterano la quantità di questi geni del sistema immunitario prodotti dalle cellule.
Per la cura della celiachia, oltre alla dieta che esclude completamente il glutine, sono allo studio un vaccino, ancora in fase di sperimentazione; una pillola anti - glutine, che inibisce il sistema immunitario quando entra in contatto con il glutine;
farine genetiche e farmaci che dovrebbero bloccare la produzione degli anticorpi.