Scriviamo del “Giardino di Pietra”, il ristorante del Castello di San Marco, aperto non solo agli ospiti dell’hotel, ma anche agli ospiti esterni. I dogmi recitati con gioia nel menu, per quest’inno al gusto e al buongusto, sono stagionalità, sostenibilità, rispetto delle materie prime, esaltazione del territorio e lungimiranza nella composizione dei piatti, che regalano all’ospite una lunga persistenza nei suoi ricordi piacevoli. Ecco che allora, con una simile direzione d’orchestra, vengono fuori ad ogni portata tutta l’autenticità e la sincerità dei prodotti tipici. L’orto biologico, di cui il Castello è dotato, offre la maggior parte di ortaggi e vegetali, e anche quelli che derivano da fuori sono l’esaltazione stessa del lavoro dei produttori locali, fortemente valorizzati dalla cucina di questa struttura.
Dal 2005, a condurre la musica, in perfetta assonanza con la squadra, e a trovare nuovi spartiti gastronomici è proprio lo chef Bonaccorso, anch’egli “risorsa” del territorio, classe ’75, giarrese d’origine. Praticamente, in cucina dall’inizio, se si considera che solo un ventennio fa (si fa per dire!) nasce la sfida vera e propria della ristorazione al Castello, con la creazione di questa gemma che è il “Giardino di Pietra”. Da lì, poi, è stata un’evoluzione in positivo.
Lo chef, dunque, lavora in sintonia con la brigata di cucina: un unico corpo e, soprattutto, un’unica anima, che sente a unisono la melodia profonda del territorio e la traduce in gradevoli ricette. Siamo in uno degli angoli estremi dell’isola, con un paniere estremamente variegato e che trova proprio nella stagione autunnale una delle sue maggiori esplosioni di gusto, che nulla ha da invidiare alle sorelle primavera o estate. I vegetali mostrano adesso tutta la loro saggezza, dopo i caldi e assolati mesi in cui sono esplosi di mille colori, in tutta la loro giovinezza. Ma è proprio adesso che essi richiamano il poetico contesto del vulcano Etna, ispirando chef e brigate, come quella che vi stiamo raccontando.