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Distillerie Berta

27/08/2022

75 anni di artigianato familiare

 

Ho conosciuto le grappe Berta qualche decennio fa grazie a Umberto Trombetti, un signore d’altri tempi che nelle sue rappresentanze aveva grandi vini e liquori di pregio. Alla fine degli anni Settanta il mercato dei liquori era ancora dominato dal brandy, con oltre 50 milioni di bottiglie vendute ogni anno. Il whisky cominciava a imporsi grazie a suadenti campagne pubblicitarie in TV a base di chimeriche equazioni di status con case lussuose, belle macchine, coppie di successo. La grappa industriale si era affrancata dalla vecchia nomea di liquore dei poveri e, mentre Mike Bongiorno la portava ‘Sempre più in alto’, la GDO apriva le ampie prospettive dei propri scaffali all’italico prodotto.

Le Distillerie Berta, come altri produttori artigianali fra cui la precorritrice Gianola Nonino, andavano controcorrente per la strada distintiva della produzione artigianale.

Enrico Berta l’ho conosciuto solo recentemente quando Trombetti mi ha invitato all’annuale appuntamento della Corporazione degli Acquavitieri Italiani (di cui fanno parte esponenti della cultura e dello spettacolo, dell’economia e dello sport) organizzato dalle Distillerie Berta nelle cantine di invecchiamento a Casalotto di Mombaruzzo.

Con lui ho ripercorso la storia e la filosofia della distilleria di famiglia le cui attività hanno inizio settantacinque anni fa grazie all’intuizione di Paolo Berta che, appena diplomatosi enologo ad Alba, nel 1947 decise di integrare l’azienda agricola di famiglia con la produzione di grappa a Nizza Monferrato. Ultimo di cinque figli ebbe l’opportunità di studiare tra difficoltà e sacrifici in piena seconda guerra mondiale. Ogni giorno raggiungeva la scuola ad Alba in bicicletta. Oggi si impiegano quaranta minuti in macchina; con le strade di allora i tanti saliscendi si trasformavano al ritorno in interminabili salite.

Intorno alla metà degli anni ‘80 la forza lavoro dell’azienda è costituita da Paolo con la moglie Lidia affiancati dai figli Gianfranco ed Enrico, più giovane fra i due. Il primo si occupa della produzione, il secondo della commercializzazione privilegiando il settore della ristorazione, delle enoteche e aprendo ai mercati esteri (oggi i loro prodotti arrivano in settantacinque paesi nel mondo). Rimanendo sempre orgogliosamente artigiani.

“Eravamo simbiotici io e mio fratello. Quando è venuto a mancare non ero arrabbiato perché non c’era più, ma felice perché avevo avuto il piacere di conoscerlo. Non era solo mio fratello, il mio socio ma un amico. Sono stato molto fortunato”.

La presenza di Gian è palpabile nell’azienda. A lui è stata dedicata SoloPerGian, una grappa che nasce dalla sapiente miscelazione delle tre Riserve di Nebbiolo, Moscato e Barbera prodotte nel 2005, anno della sua prematura scomparsa, invecchiata 8 anni in botti da 1200 litri, quindi affinata in botti da 100 litri nella nuova cantina a lui intestata.

Ma Enrico pensava di dedicargli anche un’istallazione permanente. Durante la ristrutturazione del salone da ricevimento gli venne in mente di creare una parete di bottiglie di grappa SoloPerGian. L’ingegnere gli diede del pazzo ma lui presi le misure calcolando quante bottiglie avrebbero potuto riempire quella parete. Ognuna pesa 900 grammi, più 70 cl di grappa, facile calcolare il tonnellaggio di 1.612 bottiglie per progettare la struttura portante in travi d’acciaio. “Quella parete dedicata a mio fratello, coi suoi riflessi ambrati, è una delle cose che mi rende più orgoglioso nella vita”.

 

La Fondazione SoloperGian

A lui è stata anche intitolata la Fondazione non profit SoloPerGian che nasce nel maggio del 2015 come supporto agli artigiani in difficoltà e “per investire nel futuro attraverso i giovani” che vorranno apprendere un mestiere seguendo corsi tenuti da importanti docenti su enogastronomia, mondo degli spirits, psicologia del marketing, in collaborazione di due importanti università italiane, la cattolica di Milano e lo IULM. La Fondazione si occupa anche di salvaguardia e tutela del patrimonio alimentare contadino e artigiano, valorizzando i progetti di salvaguardia dei prodotti in via di estinzione e promuovendo lo sviluppo territoriale.

 

Berta ha assunto oggi proporzioni ragguardevoli, ci lavora tutta la famiglia, composta in maggioranza di donne, assieme a una cinquantina di dipendenti.

In periodo pre-Covid ricevevano circa 35.000 visitatori l’anno in una frazione che si chiama Casalotto che conta novanta anime. È per loro un motivo d’orgoglio avere contribuito a fare rivivere questo piccolo borgo dove – a detta di Enrico – «quando ti alzi al mattino, circondato da vigneti, ti senti già felice».

Nel rispetto delle colline premiate come patrimonio UNESCO tutte le loro costruzioni sono dissimulate in mezzo alla natura, con la consapevolezza che ogni generazione ha il dovere di offrire un futuro sicuro ai propri figli e nipoti lasciando intatta la dolcezza di quel territorio.

Con gli anni la famiglia ha esteso i rami di attività all’ospitalità con tre prestigiosi relais, ristoranti, sale di ricevimento e degustazione, il museo della grappa e una pasticceria specializzata nella produzione dell’amaretto di Mombaruzzo, la cui origine risale al Settecento. Ma la grappa rimane sempre l’origine di tutto.

La sua produzione è più o meno costante ogni anno. Nelle cantine d’invecchiamento ne maturano 1.580.000 litri che per le riserve, la stragrande quantità del prodotto, significa uno stazionamento in legni da 100 litri a 225, 500, 1000, 3.000, fino a 10.000 litri, per un minimo di otto fino a trent’anni.

La distillazione rimane attività stagionale, la vinaccia c’è solo in quel periodo dell’anno, diversamente dall’orzo, o dal vino che si può distillare 365 giorni l’anno. Il tratto distintivo delle grappe Berta è determinato dalla complessità e dalla cura con cui avviene la lavorazione e dalla lunga maturazione nel legno. La distillazione avviene con impianto discontinuo a vapore con caldaiette di rame e un innovativo sistema di conservazione della vinaccia con speciali contenitori ermetici che la mantengono sana e umida per tutto il periodo di lavorazione. Tutto il processo rispetta la compatibilità ambientale: dalle vinacce vengono ricavati mangime e mattonelle per riscaldamento, l’acqua viene riutilizzata a ciclo continuo: entra fredda nell’impianto e quella che esce viene utilizzata per il riscaldamento.

 

Il posto del cuore

Al termine del suo lungo racconto Enrico Berta mi saluta evocando un mio posto del cuore: “Chiedi a Umberto Trombetti quando da Sauro, all’antica drogheria Calzolari di Bologna, con cui eravamo diventati amici, stavamo delle ore a discutere e lui mi prendeva in giro provocandomi col suo abituale sarcasmo: “Dai mo’ Berta, mi vieni a vendere quelle pugnette di grappa?”, e io finivo per portarlo a cena. Ma parliamo della notte dei tempi, bei tempi! Andavo a trovarlo esclusivamente per ascoltarlo, perché dall’Antica Drogheria Calzolari passava tutto il mondo, ci trovavi l’operaio, il chirurgo, il cantante, attori, pittori e Umberto Eco con tanti docenti dell’università di Bologna. Adesso che Sauro se n’è andato c’è suo fratello Stefano, grande appassionato di Barolo. Quella è stata la mia palestra, ho sempre venduto poco da Sauro ma mi divertivo un sacco!”


Bruno Damini

 

Distillerie Berta S.r.l.

Via Guasti, 34/36- Frazione Casalotto

14046 Mombaruzzo (AT) ITALY

Tel. (+39) 0141 739528

www.distillerieberta.it

www.solopergian.it

www.relaisvillaprato.it

www.relaisvillacastelletto.it

www.castellomonteuroero.it

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