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Diventare internazionali

08/05/2013

Diventare internazionali
Fra  pochi giorni inaugurerà Tuttofood, una delle più importanti manifestazioni fieristiche  dell’agroalimentare in Italia. Dopo infiniti incontri istituzionali, bi e trilaterali dagli esiti modesti, a cui gli enti fieristici delle città del nord partecipavano sapendo che in realtà nessuno voleva perdere la propria manifestazione o la propria carica, diventa evidente che la collaborazione rimane un’utopia.
I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Dialoghi tra sordi per trovare alla fine scarse se non inutili collaborazioni con enti fieristici che alla fine gestiscono manifestazioni poco più che regionali. Tolti alcuni (purtroppo pochi) eventi di respiro veramente internazionale, molti di essi non solo si assomigliano, ma sono diventati evidenti sovrapposizioni ove l’uno è l’esatta copia dell’altro.

Oggi Tuttofood si trova ad essere sul gradino più alto degli eventi nel calendario fieristico nazionale, ma deve sapersi dare un tono e un ruolo che ancora non ha. Fiera Milano si ritrova a gestire questa importante manifestazione internazionale di cui l’imprenditoria italiana del comparto alimentare dispone. Tuttavia, a meno di 23 mesi della assai più impegnativa e quanto mai discussa kermesse intercontinentale che sarà Expo 2015, Tuttofood deve per forza essere l’apripista di tale evento e sicuramente il fiore all’occhiello dell’Ente. Nonostante manchi così poco tempo, solo in questi giorni l’Expo ha avuto il suo presidente e con tutto quello che ancora manca prima dell’inaugurazione tra infrastrutture, immobili e progetti vari, i problemi ancora da risolvere sono ancora tanti da far tremare le vene ai polsi.

Ma intanto parte Tuttofood: ma eventi di questo tipo, se non sono proiettati ai mercati esteri e non si propongono con nuove tecnologie o non sanno sfruttare le avanzate modalità per coinvolgere i grandi player stranieri, servono assai poco all’economia di un Paese. Soprattutto se sono cloni di altre manifestazioni con handicap infrastrutturali cronici e nefasti.
Uno studio IPSO ha evidenziato molto concretamente ciò che manca ancora ai “quartieri fieristici italiani” e Milano: nonostante abbia la seconda superficie espositiva disponibile più grande d’Europa, non è ancora nelle condizioni di essere considerata sufficientemente attraente né per gli operatori stranieri, né ancor meno per le aziende straniere.
Con questo gap Milano e purtroppo Tuttofood, sono ancora lontane dal rappresentare quel polo di attrazione sufficiente per farsi conoscere all’estero.
Chissà ancora per quanto le aziende dovranno fare come i nostri giovani, ossia andare a Parigi o Francoforte per trovare chi lavoro e chi visibilità.

 

Roberto Martinelli
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