Tuttavia vale la pena acquisire qualche piccolo accorgimento (per chi già non lo conosce) che può diventare un agevole esercizio, volto a dare ragione o meno della nostra intuizione una volta che avremo assaggiato il gelato, o più ancora magari appassionarci all’argomento fino a entrare nel vivo dell’approfondimento.
Proviamo mentalmente a immaginare un ingresso per la prima volta in una gelateria: come si comporta un cliente in quei brevi istanti e a cosa potrebbe invece prestare attenzione?
“Ogni gelateria - chiarisce subito Renato Romano - ha l’obbligo di esporre il libro degli ingredienti di cui si compone il gelato. Spesso però il cliente non ne conosce l’esistenza. Per cui accade che in quel breve, brevissimo tempo se non c’è coda, non tenda né a cercare né (se ne è al corrente) ad avere il coraggio di chiedere dove sia. E poi quel libro va saputo leggere, bisogna conoscere a cosa corrispondono certe sigle, che peraltro sono ammesse per legge”.
La voglia di informarci dovrebbe sempre prevalere, per cui adottare questa buona prassi sarebbe comunque opportuno.
Procedendo oltre, va detto che essendo il gelato un prodotto visivo, una vetrina “giusta” invoglia più del pozzetto.
Ma quali sono le condizioni perché la vetrina passi l’esame?
“Certamente la cura della sua pulizia - prosegue Romano- vale a dire come è tenuta quella vetrina.
E’ importante poi che la disposizione del gelato nella vaschetta non superi la linea del freddo, ossia la ventilazione che corre sopra la vaschetta come a fare da coperchio termico alla stessa. Un caso estremo è rappresentato dalle montagne di gelato che fuoriescono con la cupola dalla superficie del banco. Queste sono indicative della presenza, fra gli ingredienti, di emulsionanti , anche in dosi massicce, che resistono a temperature maggiori e consentono al gelato di rimanere solido per più giorni.