L’estate 2011 si è già annunciata più cara per via della tassa di soggiorno applicata in molte località turistico italiane dei comuni. Il balzello, previsto come facoltà concessa ai Sindaci dall'art.4 del D.L.14 marzo 2011, preoccupa però Federterme che rappresenta le 378 strutture termali in Italia.
Il Presidente Costanzo Jannotti Pecci, in una "lettera aperta" ai Sindaci dei comuni termali e al Presidente dell'Associazione nazionale comuni termali (Ancot), pur nella consapevolezza delle pressanti esigenze finanziarie degli enti locali e dei problemi che i Comuni devono affrontare quotidianamente con risorse sempre più limitate, segnala che, “qualora le Amministrazioni delle località termali decidessero di avvalersi della facoltà di applicare l'imposizione del tributo in questione questo determinerebbe, oltre ad una perdita economica secca per tutti gli operatori, anche un'immediata e certa ricaduta negativa per i flussi turistici”.
L’aggravio, infatti, sarebbe percepito come "iniquo" sia dal normale turista sia, soprattutto, da coloro che vanno alle terme – e sono la maggioranza – per motivi di salute". "Un'eventuale scelta in tal senso nell'arco della corrente stagione - prosegue Jannotti Pecci - andrebbe ad incidere in modo illegittimo ed ingiustificato su listini già definiti ed accordi commerciali già chiusi e non modificabili".
La soluzione auspicata dal Presidente di Federterme è che ogni ragionamento sulla specifica iniziativa sia svolta in forma congiunta e sia mirata alle esigenze di rilancio e sviluppo del nostro settore, che al contrario “la norma in questione rischia di frustrare in modo pesante e definitivo, in nome di esigenze di cassa di breve periodo, sacrificando il conseguimento di obiettivi più lungimiranti e, quindi, le prospettive di uscita dalla crisi in atto".
L'invito di Federterme a ricercare congiuntamente un percorso di uscita dalla crisi in atto in un tavolo di discussione condivisa è stato già accolto dal Presidente di Ancot, Massimo Tedeschi, che parteciperà ad una riunione già fissata per il 3 agosto a Roma.
L’imposta di soggiorno prevede che i comuni capoluogo di provincia, le unioni di comuni e i comuni turistici possano introdurre una tassa fino a 5 euro a carico di chi soggiorna in questi territori.
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