Agli inizi
Festa a Vico ha avuto il grande pregio di scardinare la convinzione che il cuoco era un individualista. Poi ci sono stati anni in cui esserci era quasi obbligatorio. In questa undicesima edizione - che si è chiusa mercoledì con uno
Stefano Bollani in gran forma sul palco di fronte al mare e i
160 cuochi, i 15 pizzaioli e i 20 pasticceri che hanno interpretato magnificamente il tema dei Maestri – a dominare è stata di nuovo la spontaneità.
Per questo non siamo d’accordo con le riflessioni che, in vario modo, in questi giorni si sono succedute sull’esportabilità di
Festa a Vico. Questa iniziativa è nata qui e non potrà mai essere replicata altrove. Mancherebbero troppi elementi: la sana confusione organizzativa che in altre parti diventerebbe dramma, i luoghi che predispongono naturalmente a spontaneità e amicizia tra tutti i partecipanti (non si avverte minimamente quella sgradevole suddivisione in A e B che sta prevalendo in certi eventi), la festa stessa.
Gennaro Esposito, undici anni fa, ha avuto un’intuizione straordinaria che ha dato poi vita a molte altre manifestazioni più o meno simili, e questo è un bene, e possiamo capire il suo appello quando ammette la fatica di tenere in piedi questo appuntamento, la complessità di accogliere in spazi che non sono certo funzionali ai numeri di Festa a Vico, l’assenza (per fortuna) di sostegni istituzionali.
Ma questo appuntamento, e mai come quest’anno, ha segnato un passaggio chiave per dimostrare il valore e l’importanza della ristorazione italiana:
esistono anche da noi grandi maestri. La cucina italiana è un’arte che si può insegnare, che ha insita quell’artigianalità, quel
made in che contraddistingue e fa amare questo Paese da una moltitudine di persone nel mondo, come ci hanno del resto confermato i cuochi italiani nel mondo, con le loro interessanti testimonianze in occasione
del Forum GVCI.
Gennaro Esposito ha lanciato un appello: dateci delle idee, diteci cosa possiamo fare insieme per Festa a Vico. Ne esprimiamo una, molto modesta: il prossimo anno ci piacerebbe che
i 200 cuochi, pizzaioli e pasticceri e tutti i loro aiuti diventassero uno sciame che, per un giorno, si aggira per i territori limitrofi a Festa a Vico per incontrare, conoscere, aiutare gli artigiani del cibo che in questi luoghi sono incredibilmente numerosi.
Ci piacerebbe che andassero a capire le differenze di una pasta artigianale, che parlassero con i pescatori di Cetara, che si arrampicassero sul Vesuvio per incontrare i contadini del pomodoro del piennolo da poco riuniti in associazione per difendere con rigore questa coltivazione, solo per citare una minima parte di ciò che offre questa fantastica porzione d’Italia. Favorire questo incontro è vitale, per i produttori ma anche per i cuochi.
Per il resto, che dire?
Bravi tutti e grande Gennaro Esposito!
Luigi Franchi