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FIPE e Slow Food: un patto per valorizzare la filiera agroalimentare italiana

È stato firmato a Bra, lo scorso 17 settembre, nella giornata inaugurale dell’edizione 2021 di Cheese, il più grande evento internazionale sui formaggi a latte crudo, il protocollo d’intesa tra FIPE, Federazione italiana pubblici esercizi, e Slow Food, con un obiettivo preciso: valorizzare la filiera agroalimentare italiana e siglare un’alleanza strategica tra il mondo della piccola produzione agricola e quello di locali e ristoranti, in cui il cibo viene lavorato e somministrato. È un passo importante, nato dalla piena consapevolezza (accresciuta osservando gli effetti della pandemia) di quanto questi due ambiti siano strettamente interconnessi. Passata la fase più critica, ora, in piena ripartenza, è possibile riflettere insieme per indirizzare energie e investimenti verso obiettivi comuni, trasformando la crisi in opportunità.

In effetti, se c’è una cosa che questi tempi dovrebbero averci insegnato è quanto tutti siamo interconnessi: fatto che, finora, forse, non era stato sufficientemente considerato. Nello specifico ambito della ristorazione, per esempio, se aziende agricole, imprese dell’alimentare, ristoranti e bar sono in salute e lavorano bene, i benefici non possono che essere molteplici per tutti: grazie alla creazione di posti di lavoro, le positive ricadute sul turismo, il conseguente saldo positivo della bilancia commerciale, senza dimenticare la tutela del paesaggio e la rinnovata vitalità di borghi e piccole città. Del resto ce lo insegnano anche le filosofie orientali: a ogni azione (virtuosa) corrisponde una reazione altrettanto positiva. E viceversa. 

Formazione, qualità e turismo Slow

Ora, gli effetti delle azioni virtuose di tutta la catena agroalimentare si fanno particolarmente evidenti nella ristorazione, il suo anello finale, interfaccia con il consumatore. E proprio la ristorazione, come ha sottolineato Enrico Stoppani, presidente di Fipe-Confcommercio, “È un sistema in grado di generare un valore aggiunto di circa 90 miliardi di euro l’anno, che oggi si trova a una svolta. Numerosi studi evidenziano che le famiglie italiane prestano sempre maggior attenzione alla qualità dell’offerta enogastronomica garantita dai nostri locali. I consumatori chiedono garanzie sulla sostenibilità sociale e ambientale della nostra filiera produttiva e distributiva, vogliono sapere la provenienza dei prodotti che proponiamo, le storie e le origini dei piatti che somministriamo. Essere in grado di riscontrare queste aspettative, significa migliorare la nostra funzione e far fare all’intero settore un salto di qualità”. Da queste constatazioni è stato pensato, dunque, questo patto per la difesa e la promozione del patrimonio enogastronomico italiano e questa collaborazione che punta a incentivare il rilancio economico, partendo da tre pilastri fondamentali:

• educazione e formazione,

qualità, tracciabilità ed ecosostenibilità della filiera agroalimentare,

turismo Slow.

Per una filiera tracciabile ed eco-sostenibile

Il protocollo lo sottolinea bene: è urgente sviluppare progettualità che tutelino e promuovano qualità e unicità del territorio italiano, in cui tutta la filiera agroalimentare – dalle materie prime, al processo di trasformazione del prodotto, fino alla sua vendita – sia tracciabile, sicura ed eco-sostenibile. 
Al mondo dei pubblici esercizi viene ufficialmente riconosciuta la capacità di promozione sociale della dignità culturale delle tematiche legate al cibo, al vino e altre bevande, all’alimentazione e alle scienze gastronomiche nel loro complesso. E a Slow Food, che ha maturato 35 anni di impegno per salvaguardare la biodiversità, rilanciare le piccole produzioni a rischio di estinzione, educare i consumatori proponendo e sostenendo buoni modelli alimentari, la collaborazione apre preziose possibilità. “Mettiamo a disposizione di FIPE e dei suoi associati tutto questo patrimonio – ha affermato Barbara Nappini, presidente di Slow Food Italia – perché siamo convinti che sia il momento giusto per farlo: se i pubblici esercizi faranno un passo verso le istanze care a Slow Food, tutto il comparto agricolo e alimentare del paese potrà fare un grande balzo in avanti”. La collaborazione, intanto, si è già concretizzata in una prima iniziativa: l’inserimento dei corsi Slow Food all’interno del catalogo formativo della FIPE Business School. A brevissimo ne seguiranno altre.

 

Mariangela Molinari

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