Ogni rivoluzione, piccola o grande che sia, parte dalla capacità di porsi domande che possono trovare una risposta solo percorrendo strade mai battute. È stato così anche per Carmine Coviello, avvocato specializzato nel settore delle arti, della musica e dello spettacolo, che un paio di anni fa si è trovato a fare una serie di osservazioni. Si è sempre parlato di ars culinaria ma, a differenza di musica, pittura e letteratura, essa non è mai stata tutelata. Eppure l’alta cucina, più di altre forme artistiche, riesce a coinvolgere ogni senso. Del resto, in che cosa si differenzia lo chef da altri ingegni? Utilizza gli ingredienti come il pittore i colori e il musicista le note. Per quale motivo, allora, non considerare la ricetta come il suo spartito? Perché non elevare certi piatti da semplice prodotto di consumo a opera d’arte? Perché, in considerazione di tutto questo, non tutelare la creatività gastronomica esattamente come avviene per le altre arti? È stato prendendo coscienza di questo vuoto di tutela e della necessità di colmarlo, soprattutto in un tempo come il nostro, caratterizzato dall’onnipresenza dei social network, che Coviello ha pensato bene di stilare l’abc della cucina dal punto di vista della salvaguardia della creatività.
“Così come l’Artusi diede unità all’Italia dal punto di vista gastronomico – afferma l’avvocato –, oggi è giunto il momento di fornire agli chef una serie di spunti per proteggersi dal plagio”. È stata questa la genesi di FoodLaw. La tutela della creatività in cucina, il libro che Coviello ha scritto a quattro mani con Davide Mondin, specialista in valorizzazione del patrimonio alimentare e gastronomico e docente di Alma, la scuola internazionale di cucina italiana che ha sostenuto la pubblicazione.
“Nonostante in passato si sia più volte posta la questione della tutela dei diritti spettanti all’autore di un’opera dell’ingegno nel settore della ristorazione – osserva Coviello –, come nel caso, per esempio, della passatina di ceci con gamberi di Fulvio Pierangelini, fonte di ispirazione per altri suoi colleghi, la materia non è mai stata affrontata in modo risoluto e risolutivo”. Una ricetta e un piatto, invece, possono e devono essere tutelati, esattamente come una canzone. “Se domani qualcuno iniziasse a proporre i piatti di Marchesi, Cracco o Bottura riproducendone la tecnica di preparazione, chiamandoli nel medesimo modo e realizzando un guadagno, per quale ragione questi grandi chef non potrebbero avere la possibilità di agire?” si chiede Coviello.