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Forni & Fornai-e 2024

30/05/2024

Forni & Fornai-e 2024

Quarta edizione del festival del pane e del grano e di chi si impegna per fare agricoltura nel rispetto della salute delle persone e della Terra. Sabato 1 e domenica 2 giugno, tra Bologna e Monghidoro

 

«Se compro una pagnotta di grano antico chi mi garantisce cosa c’è dentro e cosa mangio senza controlli? È stato dato valore a qualcosa che non ce l’ha.»

«Grani antichi? Una moda piena di falsità.»

«Non si può rispondere alle esigenze moderne con risposte del passato e le varietà antiche non danno alcun beneficio. È giusto dirlo ai consumatori che pagano prezzi più alti per comprare prodotti realizzati con queste farine.»

«I grani antichi non sono amici dell’ambiente perché sono poco produttivi e perciò servirebbero molti più ettari di terreno per avere un quantitativo accettabile.»

«Il grano antico poteva andare bene per il mondo di 100 anni fa ma oggi è del tutto inutile.»

Non usano il guanto di velluto gli ineffabili alfieri dell’agricoltura intensiva nei loro attacchi frontali al movimento che ricollega giovani generazioni di fornai alle produzioni cerealicole locali creando una filiera che ha stimolato il recupero dell’antica cultura del grano e del fare pane artigiano. 


Il perché di questi attacchi è facilmente spiegabile: questa filiera, diffusa ormai su tutto il territorio nazionale, pur coinvolgendo un numero relativamente ridotto di artigiani e contadini rispetto alla maggioranza che pratica l’agricoltura convenzionale e fa uso di farine derivanti da quei grani, comincia a dare fastidio all’industria chimico-cerealicola perché fa proseliti sui due versanti della produzione e del mercato. Queste buone pratiche di agricoltura sostenibile hanno restituito valore economico, sociale e culturale alla coltivazione dei cereali in montagna sviluppando la produzione di pane pulito, sano e giusto, preservando la biodiversità e recuperando dall’abbandono territori variamente caratterizzati da campi e boschi, coinvolgendo anche i clienti-acquirenti nella condivisione di una nuova coscienza etica.

Cosa ha spinto questa schiera di fornai, che va infittendosi nel tempo, a coinvolgere agricoltori e mugnai nell’affrontare percorsi non facili e prontamente remunerativi? L’idea che si possano coniugare e condividere valori qualitativi, salutari, etici e sociali prendendo il meglio del passato per adattarlo al tempo presente e proiettarlo in un futuro sostenibile. Il consumo giornaliero pro capite del pane è al minimo storico, dai 1.100 grammi nel 1861 agli 85 odierni, parte dei quali finisce nella spazzatura. Sembrerebbe logico proporre alla clientela prodotti sani, di alta qualità e buona durabilità. Il percorso logico è nel rilancio dell’agricoltura biologica, recuperando i grani della tradizione, del tempo in cui la chimica non serviva e i concimi erano letame frammisto alla paglia, mentre i concimi di sintesi sono arrivati negli anni ‘50 e ‘60. Da allora l’industria chimica ha esteso i propri interessi al mercato mondiale del seme che controlla ormai al 90%. Il mercato agrochimico è in mano a quattro grosse multinazionali, chi fa agricoltura convenzionale deve usare il seme fornito da quelle industrie e per quel seme serve la chimica che è prodotta sempre da loro. Chiunque vada minimamente a incrinare quel sistema rischia di metterlo in crisi. 

Campo di grano alto, foto di Luca SgamellottiCampo di grano alto, foto di Luca Sgamellotti

Nonostante gli attacchi, il movimento ha consolidato le proprie scelte coerenti e controcorrente col supporto di una parte sensibile della comunità scientifica, senza immaginarsi Davide contro Golia perché il gigantismo monopolistico delle multinazionali renderebbe il confronto al di fuori di ogni realtà. Questi coltivatori, mugnai e fornai non si lasciano distrarre e tirano diritto per una via che applica buone e sane pratiche dal campo al pane e sono premiati da una clientela sempre più vasta, poiché «fare il pane è un atto agricolo», ma è anche un atto politico nel senso più alto del termine perché si pensa al bene comune della terra e degli esseri viventi che la abitano, con la consapevolezza che sarà un processo lento ma inesorabile perché i cambiamenti culturali e di costume necessitano di tempo, sempre che la terra continui a concederlo.
 

Quanti sanno che a 45 minuti da Bologna, sull’Appennino verso Firenze, si coltivano grani tradizionali che diventano pane e birra di qualità? E che quella nata tanti anni fa come filiera attorno al Forno Calzolari, che allora era un piccolo forno di Appennino, è oggi la Comunità Grano Alto che non solo coltiva varietà di frumento locali tramandate, ma cerca di aprire a tutte e tutti il proprio lavoro di rigenerazione del territorio e delle relazioni?

Oltre ai risultati concreti in termini di produzioni di grano, il loro impegno è quello di riattivare relazioni e rapporti che il tempo ha cancellato, per fare comunità. La Comunità Grano Alto tiene insieme chi prepara il seme, chi lavora i campi, chi macina e stocca il grano, chi lo trasforma in pane, birra, dolci, chi dà supporto quando c’è bisogno di una mano, chi si occupa di raccontare tutto questo e organizza eventi e momenti culturali. Una volta al mese si riuniscono in veglie notturne che ricordano il tempo in cui, fino all’arrivo del riscaldamento e della televisione, ci si ritrova nel caldo delle stalle per raccontarsi storie. Lo fanno per stare insieme e per decidere quanti ettari seminare, il prezzo del grano, le attività che vogliono organizzare e molto altro.

Karen Lopes, foto di Marta AmantiKaren Lopes, foto di Marta Amanti

Nasce da questi incontri comunitari la quarta edizione di Forni & Fornai-e 2024, un festival del pane e del grano tra città e montagna, sabato 1 e domenica 2 giugno, tra Bologna e Monghidoro. Mentre i trattoristi dell'agricoltura convenzionale definiscono i termini delle trattative con un contesto politico dalla vista corta e il lungo lavoro di ricerca sui grani locali e tramandati, condotto da oltre 40 anni in campo e in laboratorio da ricercatori e agricoltori insieme, viene progressivamente screditato dalle lobby dell’agroindustria per ragioni di opportunismo e di mercato, questo Festival si propone di fare chiarezza, unire le forze, espandere energia, chiamando a raccolta le voci e il lavoro virtuoso di fornaie e fornai, contadine e contadini, mugnai e artigiani insieme a ricercatrici e ricercatori che da anni lavorano mettendo al centro della produzione agricola le comunità e i loro bisogni nel primario rispetto e cura dell’ambiente.

Per la prima volta s’inizia da Bologna, negli spazi della Cineteca e del Mercato Ritrovato per ritrovarsi la domenica a Monghidoro, sull’Appennino verso Firenze. Due giornate complementari, una teorica, l’altra coi piedi nei campi.

Impossibile riassumere in poche righe il ricco programma delle due giornate, lo ritrovate in dettaglio nelle due locandine che a Bologna prevedono incontri, seminari, laboratori, degustazioni, tavole rotonde e diverse interessanti proiezioni, mentre la domenica a Monghidoro si snoderanno percorsi guidati fra campi di grano e altre colture, boschi e terreni incolti per la fauna, una staffetta di fornaie e fornai provenienti da varie regioni italiane nell’ambito del progetto Madre Project-Scuola di Pane; un grande rito di panificazione collettiva con 100 bambini della scuola primaria; incontri con ricercatori e aziende agricole che si occupano della salvaguardia, recupero e conservazione di sementi tramandate; un pranzo di cucine nomadi e agricole e un’imperdibile spettacolo del Teatro delle Ariette, «Trent’anni di grano. Autobiografia di un campo». 

 

 

Per registrarsi e partecipare alle attività del Festival: www.comunitagranoalto.it/partecipazione

 

www.comunitagranoalto.it / www.facebook.com/fornocalzolari

Forni & Fornai-e 2024
Forni & Fornai-e 2024
a cura di

Bruno Damini

Giornalista scrittore, amante della cucina praticata, predilige frequentare i ristoranti dalla parte delle cucine e agli inviti nei salotti preferisce quelli nelle cantine. Da quando ha fatto il baciamano a Jeanne Moreau ha ricordi sfocati di tutto il resto.

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