La sua voce cantilenante, scandita da lunghi respiri, è espressione di un fatalismo contadino che, all’opposto della rassegnazione, è presa di coscienza laica che la natura deve essere assecondata, non oltraggiata e umiliata dall’uomo, così come recita un antico detto contadino: Se dalla terra vuoi di più falle carezze.
Francesco Carfagna è persona non comune, come inusuale è la torre in cui vive con la moglie Gabriella, casa e cantina, in guardia alta al mare del Giglio, ricordo incompiuto pare d’un mulino a vento. Lui è un vignaiolo resistente, come le sue vigne che s’incurvano ai venti salmastri e tengono testa agli attacchi di mufloni e conigli selvatici.
La storia sua e del suo vigneto Altura nell’isola del Giglio principia in modo all’apparenza casuale nel 1987, con una vacanza in un albergo raggiungibile solo in barca o a piedi, l’Hotel Hermitage a Cala degli Alberi, ospite di vecchi amici, la famiglia Pardini.
Anche Gabriella si trovava in vacanza in quell’albergo e scattò la scintilla che fece prender loro la decisione di lasciare tutto per trasferirsi sull’isola di cui lui subiva il fascino fin da bambino. Da allora sono passati trentacinque anni e sono sempre là.