Si è appena conclusa la settimana più viva dell’anno a
Milano, torna il
Salone del Mobile, l’appuntamento clou del calendario fieristico italiano e con esso, grazie ad un’idea nata quasi spontaneamente anni or sono, si accende la città per la costellazione di eventi piccoli e grandi sotto il cappello del
Fuorisalone.
Ma rispetto al settore che ci riguarda, il Food, come possiamo giudicare quanto osservato?Oggi, a distanza di quasi 30 anni dai primi timidi tentativi di animare la città, si potrebbe dire “
C’era una volta il Fuorisalone...” sì, perché, a ben vedere, ciò che era nelle intenzioni di chi lo immaginò negli anni ‘80 e ne vede oggi l’eccessiva debordante presenza di eventi e brulicar di persone, credo ricordi con nostalgia il tempo che fu.
Fa quasi tenerezza pensare allo sciamare di giovani architetti, tutti di nero o grigio vestiti, tra un punto e l’altro di Milano, quasi a disegnare un tracciato da settimana enigmistica, per godere della vista di tante novità tutte insieme e sperare in qualche incontro fortuito con i grandi dell’Architettura nella più assoluta normalità, tra colleghi (anche a me accadde più volte di incontrare Achille Castiglioni, Gae Aulenti e tanti altri).
Costoro erano arrivati al punto di snobbare il Salone, epicentro del business per i mobilieri, che, forse, un po’ di preoccupavano di questa creatura esterna che cannibalizzava la vera fiera. Oggi la situazione sì è quasi ribaltata, per loro fortuna e in modo spontaneo, così come era nato il Fuorisalone, perché gli architetti, stanchi e infastiditi dall’orda barbarica in costante movimento di gambe e di mandibole, è ritornata a frequentare il Salone e agli altri è rimasto quello che definirei oggi il
FuoriSagrone.
Sì, la città, in questa settimana, si trasforma in un enorme mangimificio e a poco valgono gli eventi che, nel frattempo, danno un tocco artistico oltre che architettonico all’evento, e di questo ringraziamo i grandi maestri, perché il vero interesse del popolo del “fuori” è cibarsi, in continuo e di qualsiasi cosa.
Ecco allora che dalle democratiche tartine, offerte per ringraziare coloro che, con tenacia, nell’arco di poche ore cercavano di visitare più esposizioni e presentazioni possibili, siamo oggi alla rincorsa del cuoco più o meno celebre, inserito come ciliegina sulla torta in qualsiasi “location”, purché prestigiosa, anzi, scusate, “cool”.
Ed ecco che, quantomeno
per il nostro settore gastronomico, perché rimango dell’idea che per gli addetti ai lavori del mondo dell’architettura la questione rimanga seria,
il Fuorisalone si è trasformato in FuoriSagrone, dove il divertimento per i foodies è la caccia al tesoro, dove le monete d’oro sono i cuochi di tutta Italia che, per una settimana, animano, forse un po’ inconsapevolmente, la Sagra più grande d’Italia.
Aldo Palaoro
aldo_palaoro@yahoo.it
la foto è presa in prestito da www.donna.nanopress.it