Tantissime, le dico, è una materia fortemente interdisciplinare: ristoranti, enoteche, aziende agricole, produttori alimentari, imprese della distribuzione, comunicazione. Sono davvero tante le ipotesi di lavoro in un settore che diventerà sempre più importante per la vita delle persone.
Ma Da Lucio ci stai bene vedo…
“Sono arrivata qui guardando il suo sito, scoprendo la sua originalissima cucina, perché stavano cercando una persona che si occupasse dei vini ed eccomi qui. Sto facendo delle bellissime scoperte con la conoscenza diretta di vignaioli, distributori, clienti amanti del vino”.
Ma come fai a conciliare studio e lavoro, con una professione come questa che richiede un tempo mai definito?
“Con Jacopo e con i miei colleghi abbiamo diviso il tempo lavorativo, non lasciando indietro nulla. Questa è la dimostrazione, se mai ce ne fosse bisogno, che la collaborazione risolve moltissimi problemi e qui è la parola d’ordine a cui tutti i atteniamo, senza sforzo alcuno”.
Jacopo Ticchi, quest’anno, ha fatto una scelta molto audace per il luogo in cui si trova: Rimini. Ha scelto di non cucinare pesce in piena estate perché c’era il fermo pesca: come avete vissuto il momento?
“Con la trattoria ugualmente sempre piena. Abbiamo cambiato il menu, gli ospiti hanno capito e apprezzato. L’ennesima conferma che tutte le difficoltà portano con sé sempre qualcosa di positivo”.
Come ti rapporti, o vi rapportate con i vostri fornitori?
“Non è un compito prevalentemente mio, ma condividiamo con Jacopo anche questo. Lui ha fatto una scelta, andare da loro e loro vengono da noi: dal pescatore al fornitore di pesce; dall’affinatore di formaggi di Roncofreddo al vignaiolo. Passano tutti da noi, è un modo per conoscere da parte di tutti un metodo di lavoro che può portare a nuove idee”.
Perché nella vostra sala c’è un clima così bello?
“La Trattoria Da Lucio è una piccola oasi felice, lontana dalle aspettative ovvie. Non sapendo cosa li aspetta tutte le volte che gli ospiti ci vengono a trovare abbiamo carta bianca nel rapporto con loro. Ma soprattutto perché in sala e in cucina abbiamo tutti la stessa giovane età e la stessa visione delle cose. In mancanza di questo forse non sarebbe possibile, non ci saremmo riusciti”.
E aggiunge: “Non mi troverei così bene in un altro ristorante. L’idea della sala che c’è qui è uscita da me perché ho introdotto un’informalità che, in altri luoghi, non sarebbe riconosciuta come valore. Qui gli ospiti percepiscono il nostro messaggio: non ti preoccupare, sei a casa, siamo giovani e vogliamo fare qualcosa di bello e di buono”.
Come trasferisci questa visione delle cose?
“Parlando tanto, non sulla parte tecnica della cucina o del servizio, bensì cercando e trasferendo empatia. Io sono una grandissima amante dell’umanità, forse perché ho viaggiato molto e, in questo momento, il viaggio è attraverso le persone che sono al tavolo. Ognuna di loro è una piccola ricchezza. Ai colleghi dico: state trovando qualcuno di interessante, fermatevi con lui, vi copro io”.
Il viaggio è importante per te, vero?
“I genitori mi hanno dato l’opportunità di conoscere il mondo. Viaggiando ho scoperto la straordinaria capacità di adattamento che abbiamo dentro, ho acquisito stima di me stessa. Nei viaggi parto sempre da sola perché solo così entri in contatto con molti stimoli e riesco a focalizzarmi su quello che portano alla mia persona. C’è bisogno di un po’ di coraggio all’inizio ma la voglia di scoprire vince su tutto”.
Come vivi questa società così precaria?
“La vivo abbastanza bene perché mi permette di evolvere sul lungo periodo. Ho sempre trovato una via d’uscita, anche quando era difficile. Come dire? È una situazione che permette a chi vuol fare di riuscirci, l’importante è avere e tenere la mente aperta. Questo consente di superare l’angoscia del breve periodo, della falsa sicurezza in cui siamo cresciuti come popolo italiano. Anche in questo caso molto ha fatto il viaggiare perché ti insegna a sopravvivere in ogni piccola o grande difficoltà”:
Torniamo al lavoro: come affrontate le situazioni difficili, come quella in cui stiamo entrando con i costi alle stelle delle materie prime e dell’energia?
“Stiamo lavorando molto e bene ma questo non significa che sarà sempre così. Facciamo molti incontri con Jacopo e con lo staff e, in questi incontri maturano idee che ci permettono di realizzare entrate parallele al ristorante: eventi, collaborazioni, Jacopo nelle scuole. Se il contesto fosse facile non avremmo creato tutto questo. Abbiamo una lista enorme di stagisti che vogliono venire da noi. Stiamo, insomma, vivendo a mente aperta. Ovvio che non puoi avere 12 persone in cucina e sette in sala come sarebbe necessario però abbiamo raggiunto la quadra anche in questo”.
La Trattoria Da Lucio fa parte di Amodo, la rete dei ristoranti etici e ne ha davvero tutte le carte in regola.