Giuseppe Palmieri è il maître dell’Osteria Francescana di Massimo Bottura e, come tale, non ha bisogno di grandi presentazioni. Nell’intervista che segue emerge con forza il suo amore incondizionato per questo mestiere che lui ha coniato con un motto stupendo: basso profilo, altissime prestazioni.
Una sala positiva e propositiva, rispettosa e professionale, leggera e dedicata ai propri ospiti, quasi sempre decreta il successo di una cucina e del suo chef. Quante volte, negli ultimi tempi, sentiamo riecheggiare queste parole che Palmieri pronunciò, dal suo blog Glocal, già tre anni orsono. Poco alla volta hanno scavato e grazie anche a lui, sono diventate riflessione comune, generando moti di simbiosi e dando valore ad un mestiere che, negli anni, era a rischio estinzione.
Non all’Osteria Francescana però, dove il concetto di squadra è sempre stato messo al centro da Massimo Bottura come condizione essenziale per arrivare agli onori a cui è sottoposto il suo locale di via Stella a Modena e, con esso, l’immagine qualitativa di questo Paese.
Giuseppe Palmieri ne è uno degli interpreti principali, al punto che gli è valso di recente il riconoscimento, a lui attribuito dall’associazione Le Soste e sostenuto dalla famiglia Lunelli di Cantine Ferrari, Premio Le Soste Ospitalità di Sala: “la sala esiste, perché c’è una cucina da amare e celebrare a cui dedicare passione e grande impegno” ha affermato Palmieri a margine della consegna del premio..
Tu sei stato il fondatore di Noidisala, la prima associazione ad affrontare le tematiche inerenti al valore della sala: quali sono stati i risultati conseguiti?
“Io sono tra quelli che hanno capito in anticipo che l'emergenza sala avrebbe penalizzato la stagione straordinaria che il food and beverage italiano tutto avrebbe vissuto. Insieme ad amici e colleghi che stimo molto ho dato il via ad un'ampia discussione che ha visto emergere il problema a livello nazionale, e tutt'oggi se ne parla diffusamente. NoiDiSala è un network straordinario che ha bisogno di continui aggiornamenti e ulteriore contributo da parte di tutti, nessuno escluso. Io sono defilato, perché mi ero ripromesso di dare il via al movimento e lasciare la scena ai tanti colleghi che meglio di me potevano dare peso e sostanza all'associazione. Reitano, Zappile, Amato e Pipero (solo per citarne alcuni) a riguardo stanno facendo un lavoro importante e difficile”.