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Glion Institute, dove l’ospitalità ha un cuore pulsante

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21/06/2022

Glion Institute, dove l’ospitalità ha un cuore pulsante

Il Glion Institute è famoso per essere, al mondo, la migliore scuola di formazione per chiunque voglia intraprendere una carriera nell’ambito dell’ospitalità. Hotel e ristoranti sono gli ambiti più selezionati ma, come scopriremo in quest’intervista con uno dei docenti di Glion, il professor Giovanni Manfredini, Head of International Event Management Specialization – Senior Lecturer, anche i settori del lusso e della finanza internazionale si avvalgono delle competenze di chi frequenta questo istituto fondato esattamente sessant’anni fa sul lago di Ginevra, appena sopra a Montreux.

Giovanni ManfrediniGiovanni Manfredini

Professor Manfredini può darci una corretta definizione di Glion Institute? Quali, dove e in quanti campus opera? Quanti studenti studiano nel settore dell’ospitalità? Di quante nazioni?

“Glion Institute è nato sessant’anni fa sulla collina alle spalle di Montreux come classica scuola di ospitalità. In Svizzera, agli inizi del secolo scorso, ci fu un’industria dell’ospitalità, che diede vita a queste grandi scuole di ospitalità di alto livello, con un determinato approccio didattico che, negli anni, si è evoluto, adattandosi ai mercati internazionali. In questi anni si sono creati tre campus: due in Svizzera, a Glion e a Bulle, uno in Gran Bretagna, a Londra. I nostri studenti vanno, nel primo semestre, tutti a Glion dove c’è la parte di pratica dove imparano tutti i servizi connessi all’ospitalità; poi fanno un primo semestre di stage in giro per il mondo; il terzo e quarto semestre possono scegliere in quale campus andare tra Bulle e Londra dove imparano le tecniche di managerialità; il quinto semestre un secondo stage di management; sesto e settimo semestre tornano nei campus per la specializzazione. Le specializzazioni sono tre: laurea magistrale in immobiliare, finanza e sviluppo alberghiero; laurea magistrale in ospitalità, imprenditorialità e innovazione; laurea in gestione del lusso ed esperienza degli ospiti. La media delle nazioni è di 100 al semestre, con circa 1800 studenti per anno”.

Gli studenti italiani quanti sono? Perché hanno scelto Glion? O perché Glion ha dato loro l’accesso ai corsi?

“Gli studenti italiani sono in crescita, attualmente ne abbiamo 113. Prima arrivavano solo da alcune zone mentre ora arrivano dall’intera nazione e vengono a Glion perché è una scuola internazionale con un ambiente che permette di confrontarsi su 100 modi diversi di concepire l’ospitalità. Inoltre gli stage si sviluppano in oltre 3500 strutture in 50 paesi del mondo, quindi un’esperienza internazionale non solo nei campus ma in luoghi diversi. Gli italiani vengono ammessi per l’ottimo livello di preparazione che segna un punto a favore del sistema scolastico superiore del Paese; secondariamente vogliono avere una visione internazionale del settore dell’ospitalità che, mi auguro, riportino in Italia per consentire al Paese di continuare ad essere meta privilegiata del turismo e del lusso.

Glion Institute, dove l’ospitalità ha un cuore pulsante

Quali sono i requisiti che vengono richiesti per essere ammessi ai corsi di ospitalità?

“Serve un diploma di maturità tecnica, un’età minima di 17.5 anni e mezzo, per allineare tutte le normative internazionali, un livello buono di inglese. Non ci sono altri pre-requisiti ma c’è un colloquio iniziale con ogni studente per capire, non soltanto le caratteristiche amministrative, se c’è un desiderio vero. A mio parere non c’è nulla di più potente di uno studente motivato a venire qui”.

Quali rapporti avete, se ne avete, con le scuole di alta cucina e di ospitalità italiane?

“Siamo in contatto con Ecole Ducasse, in Francia, e con ALMA, la scuola internazionale di cucina di Colorno (PR), e io sono ben felice di bilanciare queste visioni dell’ospitalità tra Italia e Francia”.  

 

Quanti studenti trovano lavoro e in quanto tempo dopo aver frequentato Glion?

“Regolarmente, negli ultimi otto anni, il 98% dei nostri studenti hanno un’offerta di lavoro nel giorno stesso della laurea. Dopo il Covid c’è un grande bisogno di risorse umane in questo settore e stanno cambiando anche le regole di gestione delle strutture, abbandonando, per fortuna, quella visione militaresca che ci trasciniamo da fine Ottocento”.

 

Quanto conta, per la formazione, condividere con tante provenienze e nazionalità diverse il tempo a Glion?
“È essenziale! Noi organizziamo, ogni anno, una Festa per la cultura dove almeno 15 culture del mondo si confrontano e, a volte, si scontrano positivamente, su cucine, ospitalità dei vari paesi del mondo”.

 

La definizione del concetto di ospitalità secondo GLION?

“Per noi il mondo dell’ospitalità ha nettamente travalicato i luoghi fisici di un ristorante o di un hotel. Qui parliamo anche di ospitalità nel mondo del lusso che fa proprio di questo concetto l’elemento fondamentale. Non è il prodotto in sé ma l’ospitalità che i grandi marchi del lusso offrono nel momento dell’acquisto che la rende fondamentale. Abbiamo il mondo delle crociere, degli eventi, dell’entertainment in generale dove l’approccio del cliente per capirne le esigenze è fondamentale. Turismo sicuramente e, sorpresa, la finanza. Alcuni studenti di Glion finiscono per lavorare in grandi gruppi come Merrill Lynch per la loro capacità di interpretare le esigenze del cliente. Oppure la moda che, come altri mondi, sta rubando risorse all’ospitalità per le caratteristiche che siamo riusciti a sviluppare”.

Glion Institute, dove l’ospitalità ha un cuore pulsante

La pandemia o il post-pandemia ha cambiato il modello di educazione all’ospitalità?

“Il Covid ha sicuramente cambiato molte cose nel settore ma anche il mondo dell’ospitalità ha fatto del suo per valorizzare, sia in termini economici che di percorso di carriera e soddisfazione personale le risorse umane che vi lavorano”.

La trasformazione digitale sta cambiando molte regole: nel settore dell’ospitalità come sta impattando?

“Per noi il Covid ha significato trasformare rapidamente, esattamente il giorno dopo il lockdown, un modello di insegnamento che, oggi, oltre alle lezioni a distanza, permette di riprendere il filo del discorso perché restano le registrazioni. Nel settore sta impattando in due modi: la digitalizzazione sta offrendo un’opportunità a chi viaggia di entrare in contatto ben prima dell’arrivo a conoscere i luoghi e gli hotel o i ristoranti. Per altri, invece è considerata un risparmio in termini di risorse umane perché molte attività possono essere sostituite ma si sbagliano: l’uomo sarà sempre al centro del concetto di ospitalità, dove persone incontrano persone”.

 

Cos’è Sommet Education?

“Sommet Education è nata nel 2016. Sommet Education ha identificato in Glion e Le Roches, le due scuole svizzere di ospitalità, i primi componenti del gruppo. Successivamente hanno coinvolto École Ducasse, in Francia, Invictus, una serie di università che nascono in Sudafrica, e Indian School Ospitality, in India. Gli obiettivi sono di supporto e coordinamento tra le scuole, mettendo i sistemi digitali in comune, le competenze possono essere interconnesse, creando valore aggiunto alle scuole che mantengono comunque una loro identità”.

a cura di

Luigi Franchi

La passione per la ristorazione è avvenuta facendo il fotografo nei primi anni ’90. Lì conobbe ed ebbe la stima di Gino Veronelli, Franco Colombani e Antonio Santini. Quella stima lo ha accompagnato nel percorso per diventare giornalista e direttore di sala&cucina, magazine di accoglienza e ristorazione.
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