Nei giorni scorsi abbiamo pubblicato un articolo sul tema del
gluten free nelle diete alimentari. Volentieri accogliamo il contributo dell’avvocato Giuseppe Durazzo sull’argomento
Caro Direttore,
molto interessante l'intervento sui senza glutine, ineccepibile dal punto di vista descrittivo di una pericolosa moda che si sta propagando.
Purtroppo non é estraneo al fenomeno della banalizzazione del "senza glutine" nell'uso da parte delle persone che non siano ne' allergiche, né intolleranti al glutine il fatto che quella categoria di prodotti stia di fatto uscendo, per delle politiche fortemente volute ed imposte dall'U.E., dagli alimenti destinati all'alimentazione particolare per far parte a pieno titolo degli alimenti di uso corrente.
Certamente quel tipo di approccio sta portando ad un abbassamento dei prezzi, ad una maggiore diffusione commerciale, ma se i nutrizionisti ci ricordano i rischi legati ad un'alimentazione senza glutine da parte di chi non soffra ad esempio della malattia celiaca, vi é anche il rischio della banalizzazione del prodotto, dell'impoverimento delle ricette dal punto di vista nutrizionale tanto più grave per chi abbia necessità reale del "senza glutine". A margine si potrebbe osservare che quanto più il "senza glutine" si allontana dall'alimento specialmente concepito per una dieta senza glutine, tanto più si comprenderebbe la progressiva riduzione del sostegno pubblico all'alimentazione di chi soffra della malattia celiaca.
Bruxelles ritiene che un claim sul "senza glutine" apposto su un prodotto di uso corrente possa salvare e contemperare tutti gli interessi in gioco. Personalmente sono assai poco d'accordo con quella visione, anche perché fatalmente spingerà la media dei produttori ad abbassare la qualità nutrizionale dei prodotti, oltre che permettere, non solo ai fabbricanti con laboratori riconosciuti per gli ex dietetici, di produrre e commercializzare questi alimenti.
L'Italia é un produttore di "senza glutine' di qualità, ma le scelte che la maggioranza dei Paesi d'Europa ha votato temo che aumenterà i problemi per i malati di celiachia e forse creerà la nuova categoria dei malati per carenza di glutine.
Il tutto mentre rimane sempre aperto e delicatissimo il tema del senza glutine nella ristorazione, tema caro al Suo giornale. Anche qui il rischio di buttare l'acqua col bambino (o di tenere l'acqua sporca col bambino), é assai elevato. I 20 ppm massimi di glutine tollerati in un senza glutine sono difficili da non superare in ambito industriale, con spazi, macchinari e linee dedicate, figuriamoci nella ristorazione. Ogni tanto si pensa ai celiaci, ogni tanto alle ragioni del mercato, ma in questo altalenante ragionamento il rischio sanitario non é piccolo.
Come giurista sono impotente di fronte alle nuove disposizioni di legge che ci imporranno un'adeguamento rigoroso nei prossimi tempi. Da cittadino del mondo, mi domando il perché di una liberalizzazione che non mi pare migliorerà molto le cose.
Cordialmente,
avv. Giuseppe Durazzo