Pietro D’Agostino è uno chef, il suo ristorante è a Taormina, si chiama La Capinera, fa parte del circuito dei Jeunes Restaurateurs d’Europe ed ha aperto nella sua città un centro di educazione alimentare per i bambini.
“Sono partito da una considerazione molto semplice: l’anima del futuro è rappresentata dai bambini. Sono i piccoli di oggi che potranno dare un futuro migliore ai bambini del domani. A loro occorre dare gli strumenti, anche in campo alimentare, per dare continuità alla cucina pulita, essenziale e sincera dell’antica tradizione italiana.” mi spiega Pietro.
Da qui è partito per dar vita al suo progetto, trovando la condivisione dei produttori di materie prime, gli agricoltori e i pescatori con cui lo chef ha stretto un patto di qualità e una forte amicizia.
Gli obiettivi del progetto sono sintetizzabili in pochi precisi concetti: illustrare la composizione degli alimenti ed i loro valori nutritivi, educando il bambino alle diversità del gusto, alla tracciabilità e alla stagionalità dei cibi; utilizzare l’educazione al “mangiare bene” come strumento di conoscenza tra bambini di nazioni e culture diverse, promuovendo atteggiamenti di curiosità e di apertura verso realtà di tipo multiculturale; promuovere sane abitudini alimentari, sviluppando un atteggiamento positivo nei confronti di tutti i cibi, attivando forme di prevenzione riguardanti la salute e di salvaguardia dell’ecosistema naturale; favorire una azione educativa volta a rimuovere gli atteggiamenti e le conoscenze errate, incrementando il consumo di alimenti protettivi per la salute; attivare un percorso educativo indirizzato a diffondere un approccio critico verso i cibi ed i relativi messaggi pubblicitari; rafforzare e valorizzare il rapporto genitori - figli attraverso la scelta consapevole e mirata di un’alimentazione curata, sana e preventiva.
Su quest’ultimo obiettivo Pietro D’Agostino spende qualche parola in più, in un periodo in cui gli allarmi alimentari sono all’ordine del giorno: “Occorre fare chiarezza, la maggior parte delle intossicazioni alimentari viene da casa e non dalle cucine dei ristoranti. Colpa di una scarsa conoscenza di come devono essere trattati gli alimenti, del poco, sempre più poco, tempo che si dedica a cucinare. Diventa importante coinvolgere i genitori, ma soprattutto le scuole allestendo, ove possibile, laboratori naturali volti talora ad illustrare la coltivazione diretta di orti e giardini, talora il processo della pesca ed il riconoscimento delle proprietà nutritive di carni rosse e bianche. In questo modo si può far rinascere l’amore verso la cucina”.