Un libro, questo di Andrea Ferrero, straordinariamente piacevole: per la scrittura, per le storie che racconta, per la formazione che può esercitare su chiunque voglia diventare un autentico “padrone della sala” di un ristorante. Infatti le decine di episodi, tutti veri, descritti in maniera magistrale, possono rappresentare al meglio, nella loro quasi totalità, le situazioni in cui si imbatte chi lavora in una sala di un ristorante, con i consigli pratici per uscirne nel migliore dei modi. Un libro ingegnoso, frutto di 17 anni di lavoro all’Osteria della Corte di La Spezia, accanto alla moglie Silvia Cardelli, chef del locale. E un libro che descrive benissimo il motivo per cui di questo lavoro o ci si innamora o è meglio non farlo.
L’autore osserva le persone, cerca di immaginarne la psicologia, con autentiche sorprese ogni volta, e riporta queste osservazioni in questa sorta di diario senza data, alternando comicità e tenerezza con il drammatico e il grottesco. Alla fine dichiara: spero che nessuno si senta offeso, perché io registro nella mia testa i comportamenti, ma senza giudicare. Voglio davvero bene ai nostri clienti, tutti. Perché sono ciò che rende il mio lavoro il più bello del mondo.
Vi offriamo uno tra i brevi e fulminanti testi del libro, consigliandovi di comprarlo se volete capire come si vive in un luogo del cuore, come è l’Osteria della Corte, e quanto ci si diverte svolgendo bene questa professione.
La tavolata ha caratteristiche di milanesità spinta, da film anni ’80, ma l’apoteosi viene raggiunta al momento della domanda: “desiderate un dolce?”.
Il leader mi guarda, sorride con sicurezza sfrontata e, infilando i Ray-Ban, risponde, calcando sulle ultime due parole: “No, caro: ora limoncino e Portofino”.
Applauso!